domenica 4 luglio 2010

In punta di piedi

Cari lettori, come primo intervento nel mio neo-blog voglio proporvi un breve racconto autobiografico che ho scritto quando avevo dodici anni. L'ho ritrovato per caso, mettendo in ordine vecchie carte e nel rileggerlo mi sono commossa. Ho deciso di lasciare il testo inalterato poichè nella sua semplicità trasmette tante emozioni e conserva teneri ricordi.

“ In punta di piedi ”

Un giorno i miei genitori mi hanno portato in palestra dove si
teneva un corso di danza classica e mi hanno detto: “ Vuoi provare? ”
Io mi vergognavo moltissimo e ho risposto di no, però loro hanno
insistito dicendo che se proprio non mi fosse piaciuto, non ero obbligata
a farlo.
Devo proprio ringraziarli per avermi fatto scoprire una delle cose che
mi gratifica di più nella vita.
Per me la danza è come volare: la melodia della musica mi guida
 e mi coinvolge nel suo ritmo, avvolgendomi come in un sogno.
É una sensazione stupenda riconoscere le voci degli strumenti musicali
che cantano in armonia e lasciarsi trasportare, come volando sulle
note della melodia.
Non basta il sentimento: occorre molta disciplina e allenamento
perché durante la danza, una ballerina deve saper esprimere col
corpo, le sensazioni che la musica e la coreografia stessa cercano di
comunicare al pubblico, eseguendo i movimenti con perfezione.
 Ciò che amo di più è esibirmi in uno spettacolo.
Dopo tante prove e allenamenti, quando si avvicina il giorno del
saggio, la tensione va via via crescendo fino all’ultimo momento: quando
entri sul palcoscenico.
Allora il tempo sembra fermarsi, come se il mondo intero trattenesse il
respiro; subito dopo la musica prende il sopravvento, la mente si
vuota e parte la danza.
La musica si ferma, anche noi ci fermiamo nella posa finale e improvvisamente
il pubblico batte le mani: una sensazione di orgoglio e fierezza mi riempie,
 perché gli applausi di un pubblico caloroso, sono la miglior gratificazione
che una ballerina può desiderare.
Ballare in un gruppo è bello, ma anche molto difficile: è necessaria
una coordinazione perfetta e una buona organizzazione, ma
soprattutto la direzione di una insegnante e coreografa preparata.
Ballare come solista è forse ancor più difficile, forse perché si è
soli ad affrontare tutto il pubblico; arriva però anche il giorno in
cui qualcuno ti chiede di esibirti: a me è successo all’età di otto anni.
Alla scuola elementare, la mia maestra di musica, mi propose di
esibirmi in un balletto come solista, in occasione dello spettacolo di
fine anno. Prima di decidere, ho riflettuto molto e ne ho parlato
con la mia insegnante di danza: con il suo aiuto ho preparato una
breve coreografia.
La mia performance è riuscita benissimo, il pubblico ha applaudito a
lungo, in special modo i compagni della mia classe, che non avevano
mai visto una mia esibizione.
In quel momento avevo realizzato il mio sogno, e da quella sera ho
capito che non avrei mai smesso di danzare…

2 commenti:

  1. se questo lo hai scritto a 12 anni, mi sento veramente ignorante.
    a 12 anni mi ciucciavo ancora il pollice e, sinceramente parlando, ora in data odierna, a 15 anni d'età, scrivo letteralmente da schifo in confronto a questo.come mi sento piccolo...

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  2. >DonMonta: Non è per niente vero che scrivi da schifo, ok magari c'è da sistemare un po' di ortografia e qualcosina di grammatica, ma hai buona capacità di argomentazione, usi delle belle frasi e soprattutto hai delle buone idee (che poi è la cosa fondamentale).
    Poi non devi sentirti sminuito in mio confronto: saper scrivere bene non è facile, ma non è neanche l'unica qualità di una persona. Sicuramente hai anche tu delle qualità che io non ho, non preoccuparti e non demoralizzarti troppo. ;)

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