sabato 30 ottobre 2010

Memorie di una pendolare


Corri Treno,
luce lontana
nello scuro mattino.
Inesorabile arrivi:
vento freddo
nel buio.
Arrivi, ti fermi e vai.

Corri Treno,
verso il giorno nascente.
Luci di paese.
Buio.
Aurora di campagna:
manto dorato,
sorriso di porpora.

Corri Treno...
Nessuno più 
alza il cappello
al tuo passaggio
ma tutti ti sentono:
fischio nel buio
sveglia del mattino.

Corri Treno...
Luci di città:
stelle di terra
aurora dell'Uomo.
Portami con te,
verso il giorno nascente
verso la vita.

Corri...
instancabile avversario del Tempo.



martedì 26 ottobre 2010

Quattro chiacchiere con il Piccolo Principe

La star dei tuoi sogni, un personaggio del passato, il protagonista del tuo libro o film preferito...puoi scegliere fra molti per scrivere un' intervista impossibile! (Se siete interessati: intervista_impossibile)
Questa l'ho scritta qualche giorno fa per la scuola e, poichè ne sono abbastanza soddisfatta, ho deciso di condividerla con i miei quattro lettori...


Per viaggiare lontano basta la tua fantasia, ma  non sai mai dove questa ti porterà...
Potrai trovarti improvvisamente a vagare nello spazio e magari ti capiterà d’imbatterti in un minuscolo pianeta, un asteroide dai mille tramonti dove un piccolo principe sarà indaffarato a spazzare i camini dei suoi vulcani. Ma se avrai la fortuna di incontrarlo, non perdere l’occasione di scambiare qualche parola con lui: se sarai disposto ad abbandonare i pregiudizi dei grandi e ad aprire la mente come facevi da bambino, allora il piccolo principe sarà felicissimo di avere trovato un nuovo amico.


Buon giorno, chi è lei? Non so come sono arrivata fin qui…forse sto sognando, ma potrebbe dirmi gentilmente dove ci troviamo?
(mi guarda un po’ sorpreso e un po’ imbronciato) Ti prego, non parlarmi in questo modo, come fanno i grandi…non vedi com’è piccolo il mio pianeta? Non c’è bisogno di usare questa falsa cortesia, come fanno i grandi…

Mi scus…scusami, ma non hai ancora risposto alla mia domanda

Voi grandi avete sempre fretta. Ma cosa cercate? Niente, solo i bambini sanno quello che cercano. Guarda là, guarda com’è bello il tramonto: un giorno ho visto ben quarantatrè tramonti. Sai…quando si è molto tristi si amano i tramonti…
Io non ho mai dato un nome al mio asteroide, ma un giorno lontano un amico mi disse che sul suo pianeta (che strano e grande pianeta!) lo chiamavano B 612.

(A quel punto mi si accende una lampadina) Un asteroide piccolissimo…tanti tramonti…Ho capito, sei il piccolo principe! Ma com’è possibile, è questa la realtà? Questa situazione non può essere altro che frutto della mia fantasia, ma che emozione, che gioia poterti conoscere!
Come sei buffa ad agitarti così tanto, e pensare che l’unica cosa per cui ci si può agitare qui sono i baobab che cercano ogni giorno di invadere il mio pianeta. Ma perché mi chiami principe? Io non voglio regnare su nulla. Una volta sono stato su un pianeta dove c’era solo un re che voleva disperatamente regnare su qualcosa, ma non aveva nessuno a cui dare ordini. Ho capito che si sentiva molto solo.

E tu, non ti senti solo su questo piccolissimo asteroide lontano da tutto e da tutti?
Ma io non sono solo! Ho il mio fiore, che è una bellissima e vanitosa rosa. Lei mi parla, io le parlo e la proteggo con una campana di vetro perché di notte fa freddo. Ho i miei vulcani, due sono attivi e uno è spento, ma li pulisco tutti e tre ogni mattina. Ho i tramonti da guardare tutte le volte che voglio, ma soprattutto (e qui la sua voce si incrina appena) ho questa piccola pecora che ha disegnato il mio amico che ho conosciuto sulla Terra.

Anch’io vengo dalla Terra, perché hai deciso di visitare proprio questo pianeta?

(Sospira…) La Terra è un pianeta grandissimo: ci sono 111 re, 7000 geografi, 900.000 uomini d’affari, 7 milioni e mezzo di ubriaconi e 312 milioni di vanitosi. Quanti adulti! Eppure ci sono dei posti bellissimi, dove per chilometri e chilometri non c’è nessuno. Sono i deserti…Mi piacerebbe tanto avere un deserto sul mio pianeta, ma è troppo piccolo, mi accontento di guardare il cielo. Non credi anche tu che in fondo il cielo assomigli al deserto? Sono entrambi così sconfinati…
Ero in viaggio per istruirmi, quando sono caduto sulla Terra: avevo già visitato sei pianeti, dove avevo conosciuto solo adulti che perdevano il loro tempo e facevano ragionamenti insensati. Io cercavo degli amici e speravo di trovarne alcuni sul tuo pianeta.
All’inizio sono rimasto sorpreso di non vedere alcun essere umano, ma un serpente mi ha spiegato che quello dove mi trovavo era un deserto, per forza non c’era nessuno. Allora mi sono messo in cammino e ho imparato tante cose.

Per esempio? Hai scoperto qualcosa di importante?
A un certo punto del mio cammino mi sono imbattuto in un giardino di rose: erano tutte uguali al mio fiore, che credevo unico nell’universo, e per questo mi sono rattristato moltissimo. Ma dopo ho incontrato una volpe, una volpe speciale. Ha voluto che l’addomesticassi… sai cosa vuol dire? E’ una cosa dimenticata da tanto, significa creare dei legami. La volpe mi ha fatto capire che il mio fiore, sul mio piccolo pianeta, era unico perché io mi ero preso cura di lui. L’essenziale è invisibile agli occhi, mi ha detto.

A proposito di legami ed amicizia, ti va di raccontarmi qualcosa sull’amico che ti ha disegnato la pecora?
(Arrossisce, ma sembra contento) Il mio amico era un adulto. Non avrei mai creduto che gli adulti sapessero essere dei veri amici prima di incontrarlo.
Anche lui era caduto dal cielo e non poteva tornare a casa perché la cosa con cui volava (che mi ha detto chiamarsi aeroplano) si era rotta. All’inizio sembrava un adulto come tutti gli altri, diceva: mi occupo di cose serie, io! Allora mi sono arrabbiato. Ero triste perché tutti gli adulti che incontravo erano presi da inutili problemi e non riuscivano a cogliere l’importanza delle piccole cose.
Poi ho capito che lui aveva paura di non poter tornare più a casa e che aveva paura anche per me. (Chissà come devo essere sembrato strano ai suoi occhi!) Così ho cominciato a raccontargli la mia storia, i miei viaggi. Sapevo che mi ascoltava per davvero, non come fanno i grandi di solito.
La pecora che mi ha disegnato si trova bene qui, anche se passa la maggior parte del tempo a dormire nella sua cassetta…Ogni tanto le parlo, così non rischio di dimenticare il mio amico.

Non vorrei essere invadente, ma com’è finita la tua avventura sulla Terra?
Ho dovuto dire addio al mio amico perché dovevo tornare al mio pianeta per accudire il mio fiore e i miei vulcani ed estirpare le piante di baobab. E’ stato un momento molto triste, perché avevo creato un legame con il mio amico ed ero triste per lui. Quando sono partito, ai suoi occhi è sembrato come se fossi morto, lo so. Anche se ho provato a spiegargli che sarebbe andato tutto bene, ho visto che per poco non si è messo a piangere. Ho avuto paura quando me ne sono andato, lo ammetto, ma alla fine è andato tutto bene: semplicemente mi sono risvegliato qui, con la pecora e tutto quanto. C’era un sacco di lavoro da fare!

(Mentre ascolto, sento che qualcosa sta cambiando… il tempo sta per finire e devo tornare a casa)
Ometto, è stato bello conoscerti, mi hai insegnato qualcosa di molto importante. Ormai è giunto per me il momento di tornare sulla Terra, ma spero di poterti incontrare di nuovo, un giorno…

Aspetta! Ti vorrei chiedere un favore: quando sarai a casa, cerca il mio amico e digli che sto bene, che la pecora non ha mangiato il fiore. Anche loro sono diventati amici! Diglielo, ti prego, non voglio che sia triste per me…

(La sua voce, velata di malinconia, arriva sempre più lontana)

… e io sarò sempre qui, se vorrai venire a trovarmi.

lunedì 25 ottobre 2010

Sto forse sognando?

Cari lettori, oggi voglio parlarvi di una mia esperienza personale.
Vi capita mai di pensare a come sarebbe bello poter capire di stare sognando, mentre dormite? Poter dire: "Ehi, ma questa non è la realtà, è un sogno! Ora posso fare tutto quello che voglio!"?
Ultimamente mi è capitato spesso di pensarci...Lo so, sono rimasta influenzata dal film Inception, di cui ho parlato in uno dei post precedenti, ma anche prima di aver visto il film ogni tanto riflettevo sulla possibilità di vivere l'esperienza di un cosiddetto Sogno Lucido. (per saperne di più Sogni lucidi)
Mio padre, che ha letto i libri di Carlos Castaneda, mi ha parlato più volte dei Sogni Lucidi: lo scrittore suggerisce un trucco per poter rendersi conto di stare sognando, ovvero "guardarsi le mani". In realtà non è quel gesto in sè che è determinante, infatti potrebbe essere qualsiasi altra cosa: l'importante è aver convenuto con se stessi di usare quel gesto per quello scopo.
Il sogno mi ha sempre affascinato perchè non ci sono ancora prove scientifiche sulla sua natura e sulla sua funzione. Da Wikipedia si legge: "Non esiste una definizione biologica universalmente accettata dei sogni. In generale si osserva una forte corrispondenza con la fase REM, durante la quale un elettroencefalogramma rileva un'attività cerebrale paragonabile a quella della veglia. I sogni che siamo in grado di ricordare, non avvenuti durante la fase REM, sono a confronto più banali. Un uomo in media sogna complessivamente per sei anni durante la sua vita (circa due ore per ogni notte). Non si conosce l'area del cervello in cui hanno origine i sogni, né sappiamo se abbiano origine in una singola area o se più parti del cervello vi concorrano, né lo scopo dei sogni per il corpo e la mente."
Fare un Sogno Lucido non è affatto impossibile, lo dico perchè proprio stanotte ho vissuto questa incredibile esperienza. Non è la prima volta che mi capita, anche se sempre per caso. Altre volte ho fatto Sogni Lucidi di brevissima durata e mi sono resa conto che anche mantenere la lucidità non è una cosa facile. E' molto utile descrivere ad alta voce i dettagli del paesaggio da cui si è circondati ed è importante mantenere la calma.
Ed ecco cosa si riesce a fare...


Inizialmente sono alla stazione di Fognano, il piccolo paese dove abito. E' mattina e devo prendere il solito treno per andare a scuola. Salgo sul mezzo e saluto un'amica che non vedo da tanto tempo. Chiacchieriamo del più e del meno, le racconto le ultime novità, fino a quando non arriviamo a Faenza, capolinea. Decidiamo di restare ancora un po' sul treno, solo che non ci accorgiamo che quello, per chissà quale motivo, riparte per tornare verso Firenze e quando vogliamo scendere il controllore dice:"Mi dispiace, ora siamo a S.Cassiano e dovrete arrivare fino a Marradi per poi prendere un treno e tornare giù."
Breve salto temporale, in due minuti eccoci di nuovo in stazione a Faenza. A quel punto, nel giro di qualche secondo faccio una serie di ragionamenti che mi portano alla conclusione: sono in un sogno.
1.(pensando che sia martedì mattina) Uffa, oltre alla giustificazione per ieri che sono stata a casa, devo anche portare quella per il ritardo e salto l'interrogazione di biologia.
2.Ma oggi non è martedì, come puo' esserlo? Cos'ho fatto ieri? Non ricordo... Dunque è lunedì mattina.
3.Ma se è lunedì mattina, io a quest'ora dovrei essere nel letto a dormire perchè è il compleanno di mio padre e avevo deciso di stare a casa, oggi.
4.Conclusione, sono in un sogno.
Per sicurezza mi guardo le mani e tutto si fa più nitido. Ripensandoci ora, la cosa strana è che al momento in cui il sogno diventa lucido, spariscono tutte le persone che prima mi erano accanto.
Dunque esco verso lo spiazzo che c'è davanti alla stazione. Per mantenere la consapevolezza comincio a descrivere tutto quello che vedo: "Sono in una città (che all'improvviso è molto diversa da Faenza), c'è la nebbia, è abbastanza buio perchè è mattina presto, lì c'è una cabina telefonica, là il viale..."
Poi, mentre penso a come sfruttare questa bella opportunità, raccolgo un volantino da terra dove sono raffigurate delle combinazioni di vestiti e indicandone una, mi ritrovo improvvisamente vestita come nel disegno, poi provo a cambiare, ma non ci riesco più.
Allora decido di provare a sfidare le leggi della fisica e tento una capriola all'indietro, in aria (come quelle che fa chi pratica ginnastica artistica), che per poco non mi fa perdere la consapevolezza. Così ho capito che chiudere gli occhi in un sogno lucido fa perdere la concentrazione.
Successivamente m'incammino verso un edificio, guardo in lontananza il tetto di una casa e sperimento il teletrasporto pensando intensamente:"Ora sarò là sopra". Un attimo dopo mi volto indietro e mi ritrovo effettivamente in alto a guardare il paesaggio che avevo alle spalle (anche se non è proprio uguale a dove mi trovavo prima...).
Il momento più divertente è quando entro in un palazzo. Mi ritrovo in un corridoio dal soffitto tutto decorato in stile barocco e con molti quadri appesi ai muri. Allora comincio a camminare sulle pareti (proprio come nel film Inception :D)... Dopo un po' non capisco più dove sia il pavimento e dove il soffitto!
Infine entro in una stanza dove c'è solo un letto sul quale sono posati una scatola di legno e un cucchiaino. Mi chiedo quale sia lo scopo di quegli oggetti, ma non ho il tempo di scoprirlo. Infatti sfortunatamente in quel momento mi sveglio...

Raccontatemi un vostro sogno particolare o un'esperienza di Sogno Lucido, aspetto i commenti! =)

domenica 24 ottobre 2010

Argilla

Argilla. Non è un horror, non è un fantasy, non è un thriller, ma forse è un po’ tutto questo, una storia tenebrosa dal grande impatto emotivo. L’inquietudine suscitata da questo romanzo va al di là della suspense e del mistero poiché l’angoscia del protagonista, Davie, che a poco a poco si accorge di star perdendo il controllo delle proprie azioni, si riflette sul lettore provocandogli un voluto disagio.
Disagio è sicuramente ciò che Stephen Rose porta agli adolescenti di Felling. Un ragazzo misterioso, solitario, sorprendentemente abile nel lavorare la creta. Davie capisce subito che Stephen è una compagnia pericolosa, ma rimane in qualche modo affascinato (o ipnotizzato?) dal carattere persuasivo del ragazzo e dalle sculture di argilla, che sembrano prendere vita agli ordini del loro creatore. Argilla, creature, mostri…Ma chi è il vero mostro? Forse non è il prepotente Mouldy, forse neanche l’uomo d’argilla animato da misteriose e oscure forze. Forse il male è dentro di noi, pronto ad uscire: basta una piccola spinta.
Tra i temi trattati durante la narrazione, superstizione e religione sono fondamentali: qui si nota la loro tendenza a mescolarsi e quanto possano condizionare le persone.
Inoltre, David Almond ha il talento di riuscire ad avvicinare la realtà e la fantasia fino a sfiorarsi. I suoi personaggi, tanto in Argilla quanto in Skellig (il suo primo e fortunato romanzo), vivono avventure dense di magia e di creature fantastiche, ma alla fine della lettura viene spontaneo domandarsi se non sia stato solo un sogno, uno scherzo dell’immaginazione. I romanzi di Almond infatti si potrebbero interpretare come complesse ed eleganti metafore: egli con maestria e finezza, si addentra nella psicologia dell’adolescenza trasformando le speranze in angeli e le paure in mostri di argilla.
Così come Skellig, anche Argilla vanta uno stile semplice e scorrevole che riesce a catturare l’attenzione di lettori di ogni età, ma, a differenza del suo precedente romanzo, Almond ha deciso un finale diverso per questa storia perché il lieto fine è minacciato da un male sempre in agguato.
Un storia da brivido, non solo per ragazzi.

mercoledì 6 ottobre 2010

Nel Medioevo, tra libri proibiti ed oscuri delitti

Il nome della rosa
Regia: Jean-Jacques Annaud
Anno di produzione: 1986

Un’isolata abbazia, una biblioteca impenetrabile, un libro proibito e cinque macabre morti che sembrano preannunciare l’avvento dell’Apocalisse. Sono questi gli ingredienti de Il nome della rosa, trasposizione cinematografica dell’omonimo e fortunatissimo romanzo di Umberto Eco. La trama del film non è del tutto fedele al libro, ma ciò si spiega con la frase che appare nei titoli di testa:“tratto dal palinsesto de Il nome della rosa”, con la quale il regista Jean-Jacques Annaud dichiara di aver solamente preso l’ispirazione dal romanzo, per creare una storia sua personale. In ogni caso, se l’opera di Eco si può definire un classico della letteratura post-moderna, del film si può certamente dire che sia ormai diventato un cult del cinema.
Anno del Signore 1327. La tranquillità di un’imponente abbazia benedettina del Nord Italia viene sconvolta dalla morte misteriosa di un giovane monaco. Chiamato ad indagare sull’inquietante scomparsa è il frate francescano Guglielmo da Baskerville (Sean Connery), un ex-inquisitore che si trova all’abbazia per fare da mediatore in un incontro diplomatico tra una delegazione pontificia e una delegazione imperiale. La disputa politico-religiosa sulla povertà della Chiesa, che viene affrontata approfonditamente nel romanzo, nel film rimane in secondo piano per dare più spazio all’intrigo noir, sicuramente molto apprezzato dal grande pubblico. Così la narrazione procede incalzante e alla prima morte ne seguono altre ancora più spaventose agli occhi dei monaci: il demonio sembra aggirarsi entro le mura dell’abbazia e i delitti (perché è chiaro che non si tratta di incidenti) sembrano seguire lo schema dell’Apocalisse di Giovanni.
Ad accompagnare l’acuto Guglielmo, una sorta di Sherlock Holmes medievale, vi è il giovane novizio Adso (Christian Slater), voce narrante della storia: egli racconta, ormai anziano e prossimo alla morte, l’esperienza dei giorni trascorsi all’abbazia. Quello che Umberto Eco è riuscito a trasmettere con le parole, Annaud lo trasmette con le immagini, perché ci rende partecipi della vicenda come lo è stato il ragazzo, servendosi del suo punto di vista. Adso, nonostante sia destinato a diventare monaco, rimane pur sempre un adolescente preda di mille dubbi e forti emozioni, così il film, rimanendo qui fedele al romanzo, acquista anche un carattere formativo con il quale coinvolge soprattutto gli spettatori più giovani.
La chiave dell’intera storia è un libro. Un libro proibito e pericoloso che tenta la sete di conoscenza dei monaci portandoli tragicamente alla morte. C’è qualcuno dietro ai drammatici eventi che colpiscono l’abbazia, qualcuno che custodisce gelosamente un segreto ed è disposto a uccidere per esso. Il segreto è ben protetto dalla “rosa” di cunicoli ingannevoli dell’immensa biblioteca che dà fama e prestigio all’abbazia, un labirinto che contiene tutto il sapere dell’umanità del tempo, migliaia di codici d’inestimabile valore. Ma sembra che il sapere debba rimanere nelle mani di pochi “iniziati”  perché i monaci non devono correre il rischio di rimanere affascinati dalle eresie pagane: così l’accesso alla biblioteca è severamente vietato a tutti, tranne al bibliotecario e al suo aiutante. Emerge dunque l’idea medievale di una cultura riservata a pochi e usata come strumento di potere. Inoltre, l’uomo medievale deve conoscere le scritture sacre e portarne avanti nel tempo una continua ricapitolazione, ma deve tenersi lontano dalle letture pagane che portano irrimediabilmente all’eresia.
A rendere più difficili le indagini di Guglielmo si aggiunge la figura di Bernardo Gui, che rappresenta la forma più terribile del potere della Chiesa in epoca medievale: la Santa Inquisizione. Bernardo Gui, informato dei fatti dell’abbazia, dimostra la sua “abilità” di inquisitore mandando al rogo tre persone estranee ai delitti. Annaud, allontanandosi dal romanzo, si sofferma molto su questo aspetto oscuro della Chiesa (l’ingiustizia verso i più deboli, le torture, i roghi delle streghe) forse per rendere più impressionante la sua pellicola, e così facendo commette un errore storico, in quanto l’azione dell’Inquisizione e la caccia alle streghe sono caratteristiche del periodo rinascimentale.
Nonostante ciò, se Annaud intendeva impressionare lo spettatore, ci è riuscito benissimo, soprattutto grazie all’uso delle immagini. Non mancano infatti scene cruente e momenti di grande suspense, che tengono sempre alta l’attenzione di chi guarda il film. Per quanto riguarda le immagini inoltre è curioso notare come le figure dei monaci siano tutte grottesche e spaventose, quasi a voler riprodurre le mostruose figure dei gargoyles scolpiti nelle cattedrali gotiche.
Davvero ben realizzato, dunque, Il nome della rosa: lo dimostra anche il fatto che Umberto Eco abbia acconsentito a lasciare il proprio nome come autore del testo ispiratore.
Il nome della rosa  è un film coinvolgente dall’inizio alla fine, una storia che inquieta, commuove, fa sorridere e riflettere. Un film da vedere.

lunedì 4 ottobre 2010

Si parla di film!

Vorrei spendere qualche parola a proposito di due film che ho visto ultimamente al cinema.
Il primo è La solitudine dei numeri primi, la tanto attesa trasposizione cinematografica del famoso e premiato romanzo di Paolo Giordano. Grandissima delusione, nonostante fossi andata a vederlo già preparata da tanti commenti negativi.
Oltre all'alternanza continua di scene di diversa collocazione temporale, che crea confusione in uno spettatore che non ha letto il libro, sono stati alterati alcuni episodi (al matrimonio di Viola, Alice sembra non scattare alcuna foto ed è pure presente Mattia, a differenza del romanzo), sono state aggiunte alcune scene (il bacio fra Viola e Alice), mentre è stato liquidato in una battuta, tutto il periodo della vita matrimoniale di Alice e Fabio; il finale è stata la parte più deludente di tutto il film, perchè stravolge il significato del libro.
Tuttavia non si puo' dare un giudizio assolutamente negativo, perchè sono da apprezzare la scelta delle musiche e alcuni effetti di ripresa molto particolari e curati. Inoltre sono da lodare tutti gli attori, che interpretano brillantemente il proprio personaggio.
Il secondo film, fresco fresco di sabato sera, è Inception, di genere completamente diverso.
Qui passiamo alla fantascienza, ma di quella buona, perchè era da molto tempo che non vedevo un film di questo genere così ben fatto ed originale. Non per niente porta la firma di Christopher Nolan (già regista di Batman Begins e Il Cavaliere Oscuro) che in questa ultima produzione si è davvero superato: d'altro canto se ha portato avanti il progetto per dieci anni...
Con un aiuto minimo di effetti speciali computerizzati e una grande capacità di adattamento degli attori (Di Caprio come protagonista e la giovane bravissima Ellen Page, già vista in Juno, al suo fianco), Nolan fa davvero sognare gli spettatori, portandoli tra i labirinti del subconscio e paradossi della fisica.
La trama è avvincente, ricca di suspense e colpi di scena, ma il finale rimane aperto, come se Nolan volesse farsi beffa dello spettatore ormai sicuro di aver capito tutto!
Uniche pecche del film sono la pesantezza delle ultime scene (in cui viene dilatato, forse troppo, il tempo con un esasperato effetto rallenty) e la mancanza di un background della storia (si puo' dire che il film inizia in medias res, cioè viene data per scontanta l'esistenza di ladri che si aggirano nei sogni delle persone).
Concludendo, consiglio La solitudine dei numeri primi solo a chi ha letto il libro, giusto per la curiosità di vedere trasformate in immagini (anche se malamente...) le bellissime parole di Giordano. Mentre Inception lo consiglio a tutti gli appassionati di thriller e sf, ma anche a tutti coloro che almeno una volta si sono chiesti quale sia la vera natura del sogno e se non sia tutto un sogno quello che vediamo...

S.O.S Amore

Ciao a tutti,
oggi vi lascio una recensione che ho scritto la scorsa primavera per un concorso..purtroppo non ho vinto niente, ma non mi lascio scoraggiare e intendo riprovare il prossimo anno! =)


Per tutti gli innamorati insicuri in cerca di conforto o più semplicemente per chi cerca una lettura allegra e rilassante, è arrivato S.O.S Amore, un libro coinvolgente, ricco di situazioni tragicomiche, che riesce a strappare un sorriso anche nei momenti più amari.
La storia di Chiara, la protagonista trentenne sempre incerta e remissiva, potrebbe essere la storia di chiunque perché “desideriamo tutti chi, per un motivo o per un altro, ci abbandona”.
Questo romanzo ci racconta infatti le realistiche (dis)avventure di una ragazza sensibile e senza autostima che, mentre cerca disperatamente di “mettere in regola” una relazione clandestina con il suo capo, sfoga la sua rabbia e la sua incertezza in sedute settimanali presso un simpatico, ma determinato analista. Il fortunato incontro con Riccardo, come voluto dal destino, segna una svolta importante nella vita della ragazza, che attraverso nuove speranze, delusioni e molti sbagli, acquisterà una nuova forza e troverà infine l’amore cercato.
Grande punto di forza del romanzo è sicuramente l’incipit accattivante: le prime pagine sono infatti anche quelle più divertenti e incoraggiano il lettore a seguire lo sviluppo della vicenda. Tuttavia l’intreccio, che presenta colpi di scena a volte non proprio originali e un lieto fine sullo stile e vissero per sempre felici e contenti, rischia di sfociare nel banale. Il testo si riscatta con lo stile, veloce e scorrevole, che garantisce fluidità e immediatezza e con la deliziosa ironia che accompagna l’intera vicenda. Tra i personaggi, tutti ben caratterizzati, spicca la figura del dottor Folli: attraverso le sue parole Federica Bosco ci regala eleganti pillole di saggezza. Inoltre, il punto di vista di una ragazza suggerisce un pubblico di giovani donne come lettrici principali, ma ciò non vuol dire che anche gli uomini non possano apprezzare questo romanzo. Leggendolo essi possono cogliere l’opportunità di addentrarsi nella mente femminile, geniale e brillante, ma per loro spesso incomprensibile.
S.O.S Amore è un libro per capire se stessi, divertendosi.