domenica 27 maggio 2012

I poeti morti non scrivono gialli

PREMESSE:
1. Questa recensione è stata scritta con l'intento di vincere un concorso, dunque non è particolarmente sincera. In altre parole, nonostante gli elogi, il libro non è speciale.
2. Non ho vinto niente per il concorso di cui sopra, ma considerando i premi in palio (gioco di parole che solo pochi capiranno) non mi sono persa niente.
3. Però mi mi sembrava bella come recensione, uffa.

 
I poeti morti non scrivono gialli
Di Bjorn Larsson
 
La Svezia, patria del thriller contemporaneo, regala la sua suggestiva atmosfera ad un romanzo nuovo, un ibrido generato da un originale esperimento letterario. I poeti morti non scrivono gialli, questo il titolo dell’opera di Bjorn Larsson, viene definito in copertina «una specie di giallo», ma di tale genere non ha che l’involucro esterno. Ciò che infatti si cela dietro la struttura - forse non proprio perfetta - di un romanzo poliziesco è una profonda riflessione sul significato della poesia e dell’essere poeti.
E non a caso è un poeta, Jan Y. Nilsson, classico esempio di genio e sregolatezza, ad essere trovato impiccato nel proprio peschereccio dall’editore Karl Petersen. Egli lo aveva convinto a scrivere un thriller ed era pronto a festeggiare un sicuro successo: un buon movente per un omicidio, sospetta il commissario Barck, secondo il quale il poeta potrebbe essere stato messo a tacere per via dei contenuti “scomodi” del romanzo prossimo all’uscita. Ma appena avviata, l’indagine procede a rilento. Pochi indizi, nessuna prova. Fin a quando l’astuto poliziotto – anch’egli aspirante poeta – non si domanda se non sia l’opera stessa di Jan Y. a contenere la soluzione…
Prende così il via il gioco della storia nella storia, una raffinata mise en abîme presa come spunto per un’autocritica e un’analisi che Larsson fa del proprio romanzo. Ammettendo forse qualche debolezza nella costruzione dell’intreccio, l’autore tiene comunque a far notare che la sua opera è qualcosa di più di un banale giallo. Egli descrive infatti personaggi talvolta poco realistici, esagerati. E’ la prova dell’ingenuità di un debuttante giallista o si tratta piuttosto di una ricercata parodia degli stereotipi di questo genere?
Alle indagini sulla misteriosa morte del poeta si affianca poi una ricerca più intima sul potere della poesia che con «una frase può spingere la realtà di dieci centimetri più in là». Sembra una forza sconvolgente, che spaventa al punto da spingere all’omicidio. E’ questa una dura critica a tutte le istituzioni che nel corso della Storia hanno frenato la libertà di stampa ed espressione, eliminando il dissenso. Eppure Jan Y. non deve essere ricordato come provocatore, ma piuttosto come una persona che ha sempre creduto nella scrittura per passione, un poeta.
Sebbene danneggiato da una traduzione imperfetta, che presenta frasi di banale costruzione sintattica e imbarazzanti errori grammaticali, I poeti morti non scrivono gialli è sicuramente un romanzo piacevole, che si distingue per la sensibilità poetica e la sottile ironia da leggere fra le righe.