sabato 22 dicembre 2012

La fine del mondo

Ebbene, il fatidico 21 dicembre 2012 è passato senza significativi cambiamenti per la popolazione terrestre. Siamo tutti sopravvissuti, e forse un po' delusi (perché lo so che nonostante la vostra inappuntabile razionalità, in fondo a voi stessi, nascosta in un angolino, restava quella piccola insignificante domandina: chissà se poi succede qualcosa?). Pazienza, ci saranno altri tempi per alieni, asteroidi e tsunami.
Per ora consolatevi e riflettete leggendo questo brillante racconto di Stefano Benni, pubblicato su La Repubblica per celebrare il grande giorno.

PUBBLICHIAMO la seguente lettera recapitata ieri a duecento capi di Stato del mondo.
Gentili indigeni dirigenti del pianeta T34678, (nel vostro linguaggio" Terra"). 

Il mio nome è Ehy23gbsz44porzkbonalè e sono il direttore generale di Equicosmo, l'agenzia di riscossione tributi della galassia. Mi duole comunicarvi che domani scade il termine della cartella esattoriale inviatavi trent'anni fa. In questo documento si comunicava che siete stati multati per gravi danni all'equilibrio del sistema solare, evasione alla tassa sui rifiuti spaziali, occupazione abusiva di orbita e modifica climatica non autorizzata. La multa, con i diritti di mora, ammonta a: 34000 groz (un groz corrisponde al pil della Cina) per inquinamento e surriscaldamento atmosferico e oceanico 25000 groz per scioglimento ghiacciai 20000 groz per esaurimento riserve idriche, risorse petrolifere e deforestazione selvaggia 34236 groz per mancanza di politica alimentare e aumento della popolazione non sfamabile 11210 groz per estinzione di centomila specie animali e vegetali. groz per IMUPP (tassa sul primo pianeta) 131 groz per danni causati dai vostri satelliti a quelli che voi chiamate Ufo e sono invece i nostri autobus 27 groz per schiamazzi galattici, cioè superamento della soglia di rumori sgradevoli come esplosioni nucleari, MTV e musica negli ascensori 16 groz per spese di cancelleria (i nostri francobolli sono grandi come la vostra Svizzera) 3 groz per shopping non pagato di certa signora Minetti che ha acquistato su Alpha Centauri cosmetici, abitie una pelliccia di skuznzelk per conto della regione Lombardia Come forse sapete, visto i tanti film che avete dedicato alla Fine del Mondo, Equicosmo prevede in caso di inadempienza, la distruzione del pianeta debitore mediante lancio di asteroide gigante. Per voi è stato scelto Calcolino, un calcolo renale di un milione di tonnellate. Ma poiché noi siamo severi ma giusti, potete ancora rimediare.
Avete ventiquattro ore di tempo per ricostruire i ghiacciai, fermare le emissioni inquinanti, fornirci i dati di un piano alimentare mondiale, ricreare geneticamente il Dodo, e far pagare questa Minetti. Sappiamo che ventiquattro ore sono poche, ma avete avuto anni per pensarci. Il precedente avviso di multa fu comunicato a un vostro leader terrestre che si proclamava il più grande statista del mondo. Si comportò malissimo con la nostra postina saturniana, che ha sette culi, poi delirò di persecuzione interplanetaria. A differenza vostra, non prescriviamo i reati e le infrazioni. Potete però compilare il MRC (modulo rinvio catastrofe) il foglietto allegato di sette millimetri che contiene 23 milioni di voci. Un solo errore lo renderà non valido. Esso dovrà pervenire entro al nostro ufficio Perdoni e Dilazioni entro un anno equicosmico, cioè tre secondi terrestri. Uno, due, tre, tempo scaduto.
Anche a noi piace scherzare! Essendo noi di Equicosmo severi ma corruttibili, comunichiamo altresì che un'ora prima dell'impatto con l'asteroide, alcune nostre astronavi atterreranno in piazza San Pietro, nella Death valley e nella salina di Sal'e Porcus. Pagando il biglietto di un groz, o l'equivalente in oro o bund tedeschi, potete avere il biglietto. Possiamo portare in salvo duemila terrestri. La cifra non è comprensiva dei pasti a bordo e va inviata entro mezzanotte al seguente conto: Maya 346, Bank of Cayman, o consegnata a mano all'avvocato Taormina, o ai topi con apposita divisa da hostess, nostri rappresentanti sulla terra. Non pensate a una truffa. Se avete dei dubbi sulla serietà del nostro provvedimento vi informiamo che la nostra stima, una volta avviata la procedura di cancellazione, è che il numero di superstiti umani sia di circa 18 unità. Divertitevi coi vostri soliti sondaggi a capire le loro intenzioni di voto.
Ci dispiace di chiedervi questo sacrificio, comunque necessario per gli equilibri interstellari della cosmozona. Vi diamo comunque un po' di tempo per trasferirvi sul vostro pianeta di scorta, da dove potrete sicuramente assistere all'esplosione in diretta.
Ps. All'ultimo momento ci comunicano, con nostro grande stupore, che voi non avete un pianeta di scorta, ma che la terra è l'unico pianeta che avete a disposizione. Da come vi siete comportati, proprio non sembrava. Purtroppo la procedura è avviata e Calcolino è in viaggio. Potete comunque presentare un reclamo. Ci duole però informarvi che il nostro ufficio reclami è chiuso per le feste stramagniche, che sarebbero le vostre ferie natalizie, e riaprirà il giorno terrestre 27.
Spiacenti. Eravate divertenti, nella vostra stupidità, abbiamo riso molto vedendo la conferenza sul clima di Doha, adoriamo i vostri drammi sugli arbitraggi calcistici e il vostro sport di ammazzare le ex fidanzate, e infine ci sarebbe piaciuto vedere quanti partiti si sarebbero presentati alle elezioni italiane. Ci mancherete. Cordiali saluti Per il servizio Equicosmo il direttore generale Ehy23gbsz44porzkbonalè
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STEFANO BENNI

sabato 8 dicembre 2012

E' facile essere giovani?



 Dopo aver visto tutto il lato negativo (Gioventù avariata) della realtà delle nuove generazioni, ecco una breve riflessione psicologica sulle possibili difficoltà dell' essere giovani al giorno d'oggi.
Enjoy!
 
Molte persone, raggiunte le soglie della vecchiaia, si voltano indietro a guardare con nostalgia i loro anni verdi. Nel ricordo si mescolano gioie e rimpianti, soddisfazioni e rimorsi, ma la sensazione complessiva è quella di un’età in cui tutto era possibile.
A vent’anni si può ben dire di avere il futuro davanti. Eppure ciò non significa semplicemente essere liberi e “onnipotenti”, ma anche (e soprattutto) l’affrontare scelte difficili, spesso senza l’esperienza necessaria. E’ questo il momento in cui bisogna trovare la risposta alla domanda “cosa farai da grande?”, questo il momento in cui avviene il primo grande distacco dall’ambiente famigliare, questo, insomma, il momento in cui si prendono in mano le redini della propria vita. In questo senso si può dunque interpretare l’affermazione dello scrittore Paul Nizan: «Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è l’età più bella della vita.»
Tuttavia, avere vent’anni nel 2012 non è la stessa cosa che averli avuti negli anni ’20. Può sembrare contraddittorio, ma essere giovani nel XXI secolo è allo stesso tempo più facile e più difficile di quanto lo sia stato in passato.
Innanzitutto, in che modo può essere considerata facile la vita di un ventenne dei nostri giorni? La questione si può ridurre ad una semplice frase e cioè che per i giovani d’oggi è “tutto pronto”. I nuovi media garantiscono un’informazione istantanea e totale, i numerosi elettrodomestici nelle case svolgono tutti i lavori manuali più faticosi, ed anche spostarsi è sempre più facile, se si considera che in Italia esiste in media un’automobile per persona. Molti genitori, inoltre, non riescono a vivere serenamente la crescita dei loro figli. C’è infatti la tendenza a considerarli bisognosi di tutte le possibili attenzioni, sebbene ormai non siano più bambini, cosa che ritarda sempre di più il momento in cui diventeranno indipendenti e in grado di badare a se stessi.
Questa vita “facile”, anche solo cinquant’anni fa, era impensabile. Prima dell’arrivo della televisione nelle case e prima della creazione del web il mondo dell’informazione era ancora cartaceo e non sempre accessibile a tutti. Senza tutte le facilities con le quali oggi conviviamo (quasi senza rendercene conto), i giovani dovevano essere in grado di supportare i genitori nella gestione della casa e ben presto diventavano autonomi.
Tuttavia le difficoltà non sono diminuite col passare degli anni, hanno semplicemente cambiato natura. Possiamo dire infatti che oggi il problema di fondo è di tipo psicologico.
La società odierna è terribilmente complessa ed alienante, in balia di regole su regole, plasmata da mode e tendenze. E’ una realtà sì affascinante per le opportunità che offre, ma allo stesso tempo spaventosa per la sua vastità ed i suoi molteplici aspetti. E’ naturale, quindi, sentirsi spaesati nel momento in cui ci si affaccia alla finestra e si osserva il mondo fuori, così lontano dalle rassicuranti mura domestiche.
Analogamente si può parlare della paura del futuro, in questo momento più sentita che mai. Le nuove generazioni hanno perso la fiducia nell’avvenire. La crisi, ormai non solo economica e non limitata al nostro Paese, sta annientando lo spirito, l’entusiasmo e la speranza che da sempre caratterizzano i giovani. Ben diversi erano i favolosi anni Sessanta,  in cui si affrontavano con passione tutti gli ostacoli e si era certi che il futuro avrebbe portato un incredibile benessere.
Concludendo, forse i vent’anni non sono stati per Nizan l’età più bella, ma nessuno può dirlo finché non li ha vissuti: l’importante è non farsi abbattere dalle difficoltà.

lunedì 3 dicembre 2012

Più consapevolezza, meno consumo: non sottovalutiamo il valore del cibo

Il cibo, non solo come energia fondamentale della vita, ma anche (e soprattutto) come fattore di sviluppo sociale, non casualmente è stato quest'anno il filo conduttore della Conferenza Mondiale sul Futuro della Scienza, svoltasi a Venezia nel secondo weekend di settembre. [n.d.a. In realtà è stato l'argomento della IV Conferenza, svoltasi nel 2008. Ho dovuto attualizzare l'evento in quanto risultava più coerente per il tema in classe.)
Il Convegno, promosso dalla Fondazione Umberto Veronesi, ha visto alcuni fra i maggiori scienziati del mondo impegnati in un interessante dibattito sulle questioni più complesse relative all'alimentazione, dai rischi per la salute, al problema della denutrizione.
La discussione offre sicuramente numerosi punti di riflessione, ma rende anche chiaro quanto sia necessario e urgente un progetto di educazione alimentare su scala mondiale. Si riscontra infatti un doppio problema, solo apparentemente paradossale. Da una parte, in questi ultimi anni, è aumentato in modo esponenziale il numero dei bambini (e non solo) affetti da obesità nei paesi industrializzati. Dall'altra, secondo i dati FAO, più di un miliardo di persone si trova tutt'oggi in condizioni di malnutrizione e denutrizione nei paesi in via di sviluppo.
In realtà, la compresenza nel mondo di obesità e di morte per inedia non è qualcosa di incomprensibile perché l'una dipende dall'altra ed in particolare la mancanza di risorse vitali per le popolazioni più povere è causata dall'eccesso di consumi degli Stati "benestanti".
I Paesi sviluppati, Stati Uniti in primis, hanno applicato il modello consumistico - già sbagliato di per sé - al cibo e all'alimentazione, rendendolo una semplice merce. E' quanto sostiene Carlo Petrini, fondatore di Slow Food. Egli afferma infatti che «per quanto riguarda il cibo abbiamo ormai perso la percezione della differenza fra valore e prezzo: facciamo tutti molta attenzione a quanto costa, ma non al suo più profondo significato». L'organizzazione Slow Food, che già con il solo nome spiega la propria ideologia in netta opposizione al consumistico fast food, si propone di valorizzare la piccola produzione e la qualità dei prodotti locali delle singole regioni. Infatti, il consumo sfrenato alimenta anche trasporti lunghi e inquinanti, problema che si ricollega subito alla questione dello spreco e dei rifiuti. Ma non si tratta solo di una questione economica.
Sebbene non si possano eliminare la povertà e la denutrizione con le sole parole, si può - anzi si deve - promuovere un nuovo modo di approcciarsi al cibo. L'idea che deve essere trasmessa alle popolazioni degli Stati più ricchi è che "mangiando bene" e in un modo consapevole si possono migliorare le condizioni di vita di moltissime persone "meno fortunate".
Per incoraggiare questo modo di pensare potrebbe essere efficace focalizzare l'attenzione sui principi di un'alimentazione corretta. Tutti affermano di conoscere la cosiddetta piramide alimentare, ma pochi in effetti la rispettano. Secondo i dati di una ricerca della SIPREC (Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare) l'80% della popolazione italiana mangia ogni giorno pasta molto condita accompagnata dal pane, il 45% consuma formaggi più di tre volte alla settimana.
Ma nutrirsi in modo disorganizzato può essere molto rischioso per la salute, soprattutto se ad un'alimentazione inadeguata si unisce una vita sedentaria. E' così infatti che si sviluppano obesità e altri danni all'organismo legati ad essa. E i dati sono sempre più preoccupanti: un recente studio dell'Istituto Superiore di Sanità afferma che il 67% degli uomini e il 57% delle donne in Italia sono sovrappeso. «Chi mangia svolgendo altre attività» scrive inoltre Silvia Maglioni in un suo articolo su www.leonardo.it  «come ad esempio navigare in Internet, è più propenso ad esagerare e ha più voglia di dolci».
D'altro canto, anche la scelta dei prodotti di consumo occupa una posizione centrale nell'educazione alimentare. E' impressionante la diffusione dei ristoranti fast food e il loro successo sconsiderato in Italia, da secoli famosa per la sua cucina unica al mondo. Così come è sconvolgente sapere che il formaggio più venduto nel nostro Paese è il Philadelphia, prodotto negli Stati Uniti e ormai simbolo della globalizzazione per la sua esportazione in tutto il mondo.
Il problema del consumismo si unisce allora a quello della globalizzazione, che sta inesorabilmente cancellando il valore della diversità dell'unicità di ogni singola cultura. L'alimentazione di un popolo contiene un'incredibile quantità di informazioni relative alla sua religione, al suo folklore, all'economia... Per conoscere appieno una civiltà è fondamentale conoscere anche la sua tradizione culinaria.
Per questo, nel 2010, l'UNESCO ha definito la Dieta Mediterranea patrimonio culturale immateriale dell'Umanità. Si legge, nell'atto ufficiale: «La Dieta Mediterranea è molto più che un semplice alimento. Essa promuove l'interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità [...]».
Nonostante queste belle parole, qualcuno potrebbe obiettare che non sempre è facile salvaguardare i prodotti locali: essi sono costosi e spesso difficili da trovare. Anche la soluzione del biologico, decisamente caro, sembra essere ormai una semplice moda, piuttosto che un'ideologia.
Meglio mangiare «poco e bene» come afferma un altro motto di Slow Food, ed ecco che il ciclo si chiude e torniamo alla questione della differenza fra valore e prezzo. Dobbiamo renderci conto che  il risparmio non è effettivo se acquistiamo prodotti di assai bassa qualità.
Scegliendo invece di ridurre i consumi e di rivolgerci al meglio, la nostra alimentazione non sarà semplice "nutrizione", ma un'azione sociale e sostenibile. Il nostro benessere sarà anche quello degli altri.