Dopo aver visto tutto il lato negativo (Gioventù avariata) della realtà delle nuove generazioni, ecco una breve riflessione psicologica sulle possibili difficoltà dell' essere giovani al giorno d'oggi.
Enjoy!
Molte persone, raggiunte le soglie della vecchiaia, si
voltano indietro a guardare con nostalgia i loro anni verdi. Nel ricordo si
mescolano gioie e rimpianti, soddisfazioni e rimorsi, ma la sensazione
complessiva è quella di un’età in cui tutto era possibile.
A vent’anni si può ben dire di avere il futuro davanti.
Eppure ciò non significa semplicemente essere liberi e “onnipotenti”, ma anche (e
soprattutto) l’affrontare scelte difficili, spesso senza l’esperienza
necessaria. E’ questo il momento in cui bisogna trovare la risposta alla
domanda “cosa farai da grande?”, questo il momento in cui avviene il primo
grande distacco dall’ambiente famigliare, questo, insomma, il momento in cui si
prendono in mano le redini della propria vita. In questo senso si può dunque
interpretare l’affermazione dello scrittore Paul Nizan: «Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è l’età
più bella della vita.»
Tuttavia, avere vent’anni nel 2012 non è la stessa cosa che
averli avuti negli anni ’20. Può sembrare contraddittorio, ma essere giovani
nel XXI secolo è allo stesso tempo più facile e più difficile di quanto lo sia
stato in passato.
Innanzitutto, in che modo può essere considerata facile la
vita di un ventenne dei nostri giorni? La questione si può ridurre ad una
semplice frase e cioè che per i giovani d’oggi è “tutto pronto”. I nuovi media
garantiscono un’informazione istantanea e totale, i numerosi elettrodomestici
nelle case svolgono tutti i lavori manuali più faticosi, ed anche spostarsi è
sempre più facile, se si considera che in Italia esiste in media un’automobile
per persona. Molti genitori, inoltre, non riescono a vivere serenamente la
crescita dei loro figli. C’è infatti la tendenza a considerarli bisognosi di
tutte le possibili attenzioni, sebbene ormai non siano più bambini, cosa che
ritarda sempre di più il momento in cui diventeranno indipendenti e in grado di
badare a se stessi.
Questa vita “facile”, anche solo cinquant’anni fa, era
impensabile. Prima dell’arrivo della televisione nelle case e prima della
creazione del web il mondo dell’informazione era ancora cartaceo e non sempre
accessibile a tutti. Senza tutte le facilities con le quali oggi conviviamo
(quasi senza rendercene conto), i giovani dovevano essere in grado di
supportare i genitori nella gestione della casa e ben presto diventavano
autonomi.
Tuttavia le difficoltà non sono diminuite col passare degli
anni, hanno semplicemente cambiato natura. Possiamo dire infatti che oggi il
problema di fondo è di tipo psicologico.
La società odierna è terribilmente complessa ed alienante,
in balia di regole su regole, plasmata da mode e tendenze. E’ una realtà sì
affascinante per le opportunità che offre, ma allo stesso tempo spaventosa per
la sua vastità ed i suoi molteplici aspetti. E’ naturale, quindi, sentirsi
spaesati nel momento in cui ci si affaccia alla finestra e si osserva il mondo
fuori, così lontano dalle rassicuranti mura domestiche.
Analogamente si può parlare della paura del futuro, in
questo momento più sentita che mai. Le nuove generazioni hanno perso la fiducia
nell’avvenire. La crisi, ormai non solo economica e non limitata al nostro
Paese, sta annientando lo spirito, l’entusiasmo e la speranza che da sempre
caratterizzano i giovani. Ben diversi erano i favolosi anni Sessanta, in
cui si affrontavano con passione tutti gli ostacoli e si era certi che il
futuro avrebbe portato un incredibile benessere.
Concludendo, forse i vent’anni non sono stati per Nizan
l’età più bella, ma nessuno può dirlo finché non li ha vissuti: l’importante è
non farsi abbattere dalle difficoltà.
Nessun commento:
Posta un commento