[Attenzione, possibili spoilers]
Hýlom, hýlom... il Re dal viso velato percorre le strade di una cittadina morava, accompagnato dai fedeli soldati. I personaggi, tutti in abiti tradizionali, vanno di casa in casa a chiedere offerte per il sovrano fuggitivo. E' il giorno della Cavalcata dei Re, colorata manifestazione folkloristica della Moravia, ultimo legame con un passato dal sapore leggendario, ma quasi dimenticato (e disprezzato) dalle nuove generazioni.
Non si tratta di un giorno qualsiasi: se esistesse un Destino, potremmo dire che questo è il giorno in cui esso finalmente scopre le sue carte. Ludvík, Helena, Jaroslav, Zemánek e forse anche Lucie e Kostka si trovano alla festa. Quale storia accomuna queste persone?
Sicuramente un ruolo importante va attribuito alla Grande Storia, quella del regime comunista nell'Europa dell'Est, dopo la fine della guerra. Una Grande Storia che s'insinua nella piccola storia di ogni personaggio, che invade la vita privata di giovani (che si fingono adulti) ed adulti (che vorrebbero tornar giovani). Un partito che impone di indossare delle maschere, secondo la riflessione pirandelliana di Ludvík, perché non basta voler essere fusi in un corpo collettivo, si può solo esserlo in sostanza. Così i giovani indossano maschere e, come in un tragico carnevale, si abbandonano agli scherzi. Cosa c'è di più innocuo di uno scherzo a carnevale? Tuttavia il partito non lo tollera: esso rivela l'anima. E se la tua anima non è in sintonia con la collettività, sei fuori. Un reietto per il resto della vita.
La vendetta è tutto ciò che rimane a Ludvík, espulso dal partito e dall'Università per una cartolina dal tono provocatorio. La vendetta è l'unico motore della sua vita da quel giorno fatale. Ma seppur vittime di ingiustizie, vale la pena vivere sotto il dominio del rancore? Non si è forse prigionieri di un'altra e peggiore dittatura? Ludvík lo capisce, troppo tardi, nel corso di una giornata in cui errori su errori si accumulano con ritmo impietoso. In una sola giornata il Destino riallaccia i fili, unisce passato e presente insegnando che le cose nate per errore sono tanto reali quanto le cose nate a ragione e per necessità.
Con Lo scherzo (1967) Milan Kundera esordisce come romanziere. La sua narrazione fluida trasporta il lettore all'interno stesso della psiche dei personaggi. La profonda introspezione, la struttura "a più voci" e la sensazione di un tempo "sospeso", conferiscono un fascino indiscutibile all'opera dello scrittore boemo. Una lettura da non perdere.
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