mercoledì 9 novembre 2011
Non ci resta che manifestare
La parola democrazia
significa etimologicamente governo del
popolo. L’Italia è uno Stato democratico, i cittadini eleggono i propri rappresentanti
affinché questi, in loro vece, possano guidare il Paese nel rispetto delle loro
volontà. Dunque i cittadini dovrebbero essere soddisfatti dello Stato che loro
stessi hanno creato. Purtroppo non è così: i rappresentanti dei cittadini sono
stati corrotti dall’avidità e dal desiderio di un sempre maggiore potere. Hanno
dato origine ad una casta privilegiata e hanno diminuito progressivamente il
potere del cittadino comune, il quale oggi può contare solo sul referendum,
sull’iniziativa legislativa popolare e sulla petizione, come strumenti di democrazia
diretta. Strumenti però che hanno un valore marginale e risultati effettivi
scarsi.
La popolazione, desiderosa di far valere i propri diritti,
ha così cominciato ad attuare forme di protesta organizzate, come scioperi e
manifestazioni in piazza. Gli scioperi però non vedono grandi adesioni in
quanto molte persone, che sono in una situazione economica disagiata, non
possono rinunciare allo stipendio di una giornata. Spesso inoltre, attraverso
uno sciopero, non si ottengono miglioramenti.
Rimane quindi l’opzione di scendere in piazza e reclamare a
gran voce una maggiore giustizia. Ormai si è giunti ad un punto in cui non ha
più senso domandarsi se questo sia giusto o sbagliato, perché non c’è
alternativa. Ovviamente i grandi cortei hanno lati positivi e negativi e, non
ultimo, devono essere organizzati e condotti con responsabilità e giudizio.
Innanzitutto, tenendo conto che l’essere umano è dotato di
ragione e dovrebbe essere abituato a risolvere le dispute senza ricorrere alla
violenza, una manifestazione deve essere sempre e comunque pacifica. Purtroppo,
un grande assembramento di gente e la confusione che ne deriva crea molto
spesso un’occasione per atti violenti e di carattere rivoltoso da parte di gruppi
estremisti o vandalici (probabilmente guidati e incitati da forze occulte).
Questo porta inevitabilmente al fallimento della manifestazione e al suo
screditamento da parte dei media.
Tuttavia, molte volte, è proprio grazie alla diffusione
delle immagini tramite la televisione o il web, che le manifestazioni di piazza
hanno grande successo. Per successo s’intende non solo un grande numero di
persone presenti, ma anche il coinvolgimento emotivo di coloro che non possono
partecipare per via della lontananza o altri impedimenti. Infatti una
manifestazione non ha solo il fine di influenzare l’azione di coloro che hanno
il potere, ma anche quello di sensibilizzare il resto della popolazione
riguardo un certo problema: con la volontà di un maggior numero di persone è
più facile ottenere un risultato, un cambiamento.
Per quali ragioni quindi si dovrebbe gridare a gran voce la
propria indignazione, organizzare cortei, occupare edifici? Le motivazioni sono
innumerevoli e cambiano a seconda della condizione sociale, del luogo in cui si
vive, della professione che si esercita. Nonostante ciò, è impossibile negare
che il nostro Paese stia subendo una profonda crisi, non solo a livello
economico, ma in tutti i settori della sua organizzazione. E’ pertanto corretto
scendere in piazza per reclamare una maggiore uguaglianza, una maggiore libertà
di stampa e di pensiero, per poter definire sinceramente l’Italia uno stato
libero. E’ necessario denunciare il lusso scandaloso della classe dirigente, e
il suo assente interessamento al problema della disoccupazione e del crescente
impoverimento delle famiglie italiane, per non rischiare un crollo finanziario.
E’ fondamentale cercare di salvare il diritto all’istruzione, costantemente
minacciato da riforme che mirano ad un abbassamento culturale della popolazione
media. E’ infine giusto reclamare una maggiore attenzione ai problemi
ambientali, chiedere servizi di trasporto più funzionali ed ecologici, perché
non si deve dimenticare, che se la barca affonda, i passeggeri affondano con
essa.
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