mercoledì 25 maggio 2011

Towel day

Forza, facciamo conoscere a tutti questa bizzarra celebrazione!
Mi raccomando, assicuratevi di avere con voi un asciugamano prima di leggere queste righe. Assicuratevi inoltre che non siano presenti degli strani bulldozer gialli nel vostro giardino (potrebbero essere lì per abbattere la vostra casa in funzione di una nuova autostrada) e soprattutto, prima di mettervi comodi a leggere, date uno sguardo al cielo per assicurarvi che non sia coperto da mostruose navi spaziali gialle e bubbose (potrebbereo essere lì per abbattere il vostro pianeta in funzione di una nuova autostrada galattica, nel qual caso sarebbe meglio per voi avere un pollice elettronico a portata di mano, ma poiché ciò risulterebbe alquanto improbabile, vi dovrei fare le mie più sincere condoglianze). Ancora un consiglio, prima di iniziare a leggere: non preoccupatevi di cercare la risposta alla vita, l'universo e tutto quanto, perchè so che non vi piacerebbe. Preoccupatevi invece di cercare la domanda.
E naturalmente, non fatevi prendere dal panico.


La Guida Galattica per gli Autostoppisti dice alcune cose sull'argomento asciugamano. L'asciugamano, dice, è forse l'oggetto più utile che un autostoppista galattico possa avere. In parte perché è una cosa pratica: ve lo potete avvolgere intorno perché vi tenga caldo quando vi apprestate ad attraversare i freddi satelliti di Jaglan Beta; potete sdraiarvici sopra quando vi trovate sulle spiagge dalla brillante sabbia di marmo di Santraginus V a inalare gli inebrianti vapori del suo mare; ci potete dormire sotto sul mondo deserto di Kakrafoon, con le sue stelle che splendono rossastre; potete usarlo come vela di una mini–zattera allorché vi accingete a seguire il lento corso del pigro fiume Falena; potete bagnarlo per usarlo in un combattimento corpo a corpo; potete avvolgervelo intorno alla testa per allontanare vapori nocivi o per evitare lo sguardo della Vorace Bestia Bugblatta di Traal (un animale abominevolmente stupido, che pensa che se voi non lo vedete nemmeno lui possa vedere voi: è matto da legare, ma molto, molto vorace); infine potete usare il vostro asciugamano per fare segnalazioni in caso di emergenza e, se è ancora abbastanza pulito, per asciugarvi, naturalmente.
 Douglas Adams, Guida Galattica Per Autostoppisti

lunedì 23 maggio 2011

S'io avessi le rime...


Ciao a tutti, carissimi lettori!
Oggi posso finalmente pubblicare, nel mio modesto angolino di web, il tema con il quale mi sono guadagnata il secondo posto in classifica del concorso dantesco "Prof. Lia Leonardi Castellari" indetto dal mio liceo (il mitico Liceo classico Torricelli con sezione scientifica annessa e sezioni sociopedagogica e linguistica che non se le fila mai nessuno) e riservato ai soli studenti interni. Il concorso, come scritto nel regolamento, «intende promuovere il ricordo della Prof. Lia Leonardi Castellari attraverso lo studio e la conoscenza della figura e delle opere di Dante Alighieri con particolare riguardo alla Divina Commedia.»
Di seguito, in corsivo, la citazione che costituiva una delle tracce proposte.

«[…] Nato in una famiglia di piccola nobiltà […] anima cavalleresca in un ambiente borghese, egli non ha alcuna simpatia per questa società […], disprezza l’avidità del guadagno, il lusso grossolano, la dissoluzione delle famiglie, la corruzione dei costumi […].
La nobiltà feudale, di cui Dante rimpiange lo sfacelo, è la nobiltà ideale dei romanzi cavallereschi, che combatte ovunque per la difesa dei deboli e per il regno della giustizia.»
Gaetano Salvemini


Anno Domini 1265: Firenze, capoluogo della cultura nord-italica devastata da pesanti conflitti, politici e sociali, all’interno delle sue stesse mura, diventa terra natia del poeta italiano più conosciuto al mondo, il «Sommo» Dante Alighieri.
Proveniente da una famiglia della piccola nobiltà, Dante si dedica fin da giovanissimo agli studi letterari, avvicinandosi presto ai canoni cortesi e allo Stil Novo, sotto l’influenza dell’amico Guido Cavalcanti. Fondamentale è l’incontro con Beatrice, la «gentilissima», simbolo di salvezza e fonte di un amore puro e altissimo, la cui figura idealizzata sarà centrale nella ricca produzione dantesca.
Non meno importante è la partecipazione alla vita politica della città, alla quale egli si sente profondamente legato. Guelfo di fazione bianca, Dante raggiunge la carica di priore, posizione che gli consente per qualche tempo di mantenere un certo equilibrio nel governo della città. Tuttavia, a causa del crescente potere dei Ghibellini, viene condannato all’esilio nel 1302 e non farà mai più ritorno alla sua città natale. Le peregrinazioni attraverso le terre del Nord Italia e le soste nelle varie corti contribuiscono alla diffusione della sua fama e quando muore nel 1321 a Ravenna presso la corte dei Da Polenta, è ormai conosciuto in tutta la penisola e non solo.
È bene ricordare che la società del periodo e dell’ambiente in cui vive Dante è in progressiva trasformazione: i valori della nobiltà feudale vanno incontro ad un inevitabile sgretolamento per lasciare il posto ai nuovi modelli della borghesia, classe sociale di crescente potenza economica e politica. Ma il Sommo Poeta non accoglie il cambiamento, restando tenacemente attaccato all’idea di un potere universale come unica soluzione per risanare una società, ai suoi occhi corrotta e degradata. Considerazioni che si ritrovano inizialmente nella Monarchia, importante trattato dantesco sulla politica, ma in seguito riprese anche nella Commedia, seppur nascoste da allegorie ed eleganti metafore.
La Commedia infatti nasce proprio da una visione utopistica di Dante, dal desiderio di rigenerazione di un’umanità che si è persa in una «selva oscura». Dante, immaginandosi protagonista di un percorso di espiazione, dall’orrore dell’Inferno alla gloriosa redenzione del Paradiso, si pone come il terzo uomo che, dopo Enea e San Paolo, abbia mai compiuto, da vivo, un viaggio nell’Aldilà. Egli tuttavia non impersona solo se stesso, ma anche tutta l’umanità, di cui si considera salvatore, incaricato direttamente da Dio.
Le prime tracce della condanna alla società sua contemporanea sono evidenti già nel I° Canto della cantica dell’Inferno, che fa da introduzione all’intera opera. Dante, appena uscito dalla selva del peccato, viene ostacolato dalle tre «fiere», la lonza che simboleggia la lussuria, il leone, allegoria della superbia e la lupa, simbolo dell’avidità. Questi tre peccati, secondo il poeta, sono la fonte del deterioramento morale della società e l’arrivo provvidenziale di Virgilio, guida di Dante nella discesa all’Inferno e nella salita del Purgatorio, sembra indicare che la Ragione (di cui il poeta latino è allegoria) sia l’unico mezzo per raggiungere la salvezza.
La cantica dell’Inferno è naturalmente la parte della Commedia in cui è maggiormente evidenziata la critica al mal costume. Quale miglior modo, infatti, per condannare la corruzione morale, se non quello di ammonire i lettori con truci descrizioni delle pene infernali? Così, troviamo i golosi colpiti incessantemente da una pioggia terribile, gli avari e i prodighi costretti a trascinare massi pesantissimi, i violenti immersi in un fiume di sangue bollente, i fraudolenti puniti nei modi più svariati e infine i traditori, nel più profondo dell’Inferno, sono torturati dalla presenza di Lucifero.
Nonostante ciò, Dante inserisce nella cantica dell’Inferno anche personaggi per cui nutre un profondo rispetto: ne sono esempio le figure di Farinata degli Uberti, avversario politico del poeta, ma «che aveva l’inferno a gran dispitto»; del mitico Ulisse, l’uomo «dal multiforme ingegno» che non era riuscito a frenare la sua sete di conoscenza; del maestro Brunetto Latini, che proclamava un sapere troppo laico.
Ma vi è un particolare episodio che dimostra il legame di Dante e la sua stima nei confronti dei valori cavallereschi, ovvero la storia del tragico amore di Paolo e Francesca presentata nel V° Canto dell’Inferno. Le anime dei due giovani, travolte costantemente da una bufera, sono insieme anche dopo la morte, come testimonianza del sentimento profondo che li ha uniti in vita. Pur essendo il loro un amore adultero, Dante lo valorizza come un amore nobilissimo «che al cor gentil ratto s’apprende», essendo nato grazie alla letteratura. Come infatti racconta la stessa Francesca al poeta, lei e Paolo si sono innamorati leggendo insieme il romanzo cavalleresco Lancillotto e Ginevra: per loro «Galeotto fu il libro e chi lo scrisse».
Risulta, in conclusione, significativa la definizione di Dante come «anima cavalleresca in un ambiente borghese» proposta dallo storico Gaetano Salvemini, in quanto il Sommo Poeta, nonostante la grandezza e il valore indiscutibile delle sue opere, presenta una mentalità molto chiusa e diffidente nei confronti delle trasformazioni sociali dell’epoca in cui vive.

domenica 15 maggio 2011

Timidi sentimenti

La primavera fa sentire i suoi effetti. Ho notato (come forse avrete fatto anche voi) che  tra gli ultimi post del blog aleggia un profumo di rose, un qualcosa che non sai cos'è, ma sai che c'è...
Così ho deciso di lasciarvi una piccola recensione a tema :))
Buona lettura!

Primo amore
di Ivan Sergeevič Turgenev

I sentimenti confusi e l’ardente passione dell’innamoramento giovanile sono ciò di cui vuol parlare Ivan Sergeevič Turgenev, scrittore e drammaturgo russo del XIX° secolo, nella sua novella Primo Amore.
Il racconto vero e proprio è tipicamente preceduto da una cornice in cui viene chiesto al protagonista di narrare l’esperienza del suo primo amore. Così la parola viene lasciata a Vladìmir Petròvič che ripercorre con la saggezza dell’uomo adulto, quel periodo della giovinezza dolce e al tempo stesso ricco di forti emozioni.
Al tempo dei fatti narrati Vladìmir ha sedici anni e si trova in campagna in villeggiatura estiva. Proprio lì accade l’incontro fatale, quando il ragazzo vede la principessina Zinaìda civettare allegramente con un gruppo di giovani uomini. Finalmente “il timido semicosciente presentimento di qualcosa di nuovo, d’indicibilmente dolce, di qualcosa di femmineo” prende un volto e invade totalmente il cuore di Vladìmir. Purtroppo la questione non è facile come previsto e non solo perché Zinaida ha ben cinque anni più di lui. La principessina infatti ha una personalità volubile e la sera ama radunare in casa i suoi pretendenti per divertirsi a prenderli in giro e punzecchiarli. Vladìmir da una parte si sente umiliato per essere trattato da lei come un bambino, ma dall’altra non può resistere al fascino della ragazza. All’improvviso Zinaìda cambia: anche lei si è innamorata, ma di chi? Si domanda il giovane. La verità non è piacevole, addirittura scandalosa… ma a distanza di anni dall’accaduto, Vladìmir ripensa ai propri sentimenti e capisce che l’amore non conosce regole.
L’universo di sentimenti racchiuso nel primo amore è stato molto spesso tema di racconti, romanzi e scritti di ogni genere; questo perché quel confuso insieme di gioia pura, leggerezza, delusione, amarezza non è mai cambiato nel corso della storia e accomuna tutte le persone.
In questa novella Turgenev, scrittore la cui dote è forse stata eclissata da autori suoi contemporanei più noti come Tolstoj e Dostoevskij, esprime qualcosa di inalterato nel tempo con un linguaggio semplice e uno stile scorrevole che rendono la narrazione quasi attuale.
 

venerdì 6 maggio 2011

Sensazioni

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.