martedì 5 aprile 2011

Essere me

Ho visto una farfalla volare, le ali bianche con un pizzico d’arancio, cercando chissà un fiore o una compagna, il suo percorso in apparenza imprevedibile, la sua esistenza effimera, minuscolo ingranaggio dell’incredibile sistema della natura. Ho visto una farfalla volare, una sola, quando ricordo prati affollati da queste creature, dai mille colori, dalle mille forme, che danzavano tra i fiori creando paesaggi che neanche la mano del più geniale pittore potrebbe riprodurre. Perché non ci sono più farfalle? Quale ingiustizia essere privati della piccola gioia di ammirare queste meravigliose opere d’arte! Ma non è il mio dilemma in questo momento… Penso ancora a quell’unica farfalla, metafora di solitudine e precarietà, nel cui volo incerto ho trovato un riflesso di me stessa.

Mi capita, talvolta, di soffermarmi a meditare sulla vita, sul tempo, sul significato di essere me. Mi sorprendo in pensieri nostalgici – inaspettati ricordi d’infanzia, riflessioni sul passato recente – ma percepisco sempre un senso di mancanza, la sensazione di non riuscire a comprendere sino in fondo il significato di tutto ciò: so che è scritto sulla sabbia, appena un po’ più in là, ma appena mi sporgo per leggere, l’onda l’ha già portato via.

E’ il tempo ciò che di più mi fa rabbia. Il tempo, che scorre troppo in fretta, che mi strappa il presente e lo trasforma in ricordo prima che io riesca a rendermi conto di quanto sia importante e prezioso. Diciassette anni non sono più sedici, non sono più quindici: un passato che sembra allo stesso tempo così lontano e così vicino, così diverso e così simile al mio presente. Allo stesso modo è frustrante la sensazione di non capire se sto vivendo appieno la mia esistenza, l'essere continuamente tormentata dal pensiero che la giovinezza mi stia sfuggendo dalla mani – che toni melodrammatici! – per rimanere tra i miei ricordi solo come un arido insieme di rimpianti.

Ed è ancora il tempo ciò che mi inquieta di più. Il tempo, che nasconde il futuro rendendo il mio volo esitante, pieno di incertezze e improvvisi cambi di direzione. L’età adulta è a un passo da me, mi attende impaziente insieme a nuove responsabilità, nuovi vincoli, un nuovo modo di vivere, ma io non sono pronta: mi affaccio sull’abisso del futuro, ma mi ritraggo atterrita dal buio della sua profondità.

Ma questi non sono altro che vaneggiamenti adolescenziali, riflessi di un timido bisogno di comprensione. Mi domando soltanto: troverò un compagno di volo?



Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo, lo sai, vola e lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà.*


*Da “L’attimo fuggente”

4 commenti:

  1. potrei persino dire che le medesime sensazioni sono comuni a molte più persone di quanto spesso supponiamo....non mi dispiaccio nel contraddirti per puntualizzare che non si tratta di vaneggiamenti adolescenziali, ma di una più profonda riflessione esistenziale attraverso la quale, chi prima chi poi, tutti dobbiamo transitare, passeggeri della nostra vita...Non dormiamo, l'ansia ci divora quasi a volere succhiare la nostra linfa per averla vinta su di noi, ci pestano i piedi e ci agitano i pugni, non ci forniscono nè prospettive nè futuro, i sogni ci vengono deprezzati a patetiche proiezioni oniriche.....Eppure, nonostante questo io dico ancora che siamo carne viva da plasmare, noi ,solo noi possiamo decidere che cosa fare e possiamo farlo soltanto con il tempo che ci viene concesso....tempo che indipendentemente da che cosa facciamo,che cosa pensiamo e che cosa proviamo, continuerà inesorabilmente a scorrere, indifferente alla nostra presenza..Perchè il tempo DEVE scorrere per la macchina del progresso, perchè il tempo non è il tempo se noi decidiamo di ignorarlo, perchè il tempo è solo il mezzo con cui gli uomini hanno deciso di scandire le loro giornate per dare un contegno più consumistico alla loro vita di lavoratori, ma Esso non può indossare alcuna di queste vesti di fronte alla nostra freddezza nei suoi confronti....17, 24, 33, 49 sono soltanto numeri, poco più di due miseri millimetri neri e ricurvi sulla pagina consunta della nostra di identità , ma nulla possono provare della nostra esperienza o del vissuto intriso nella nostra pelle.. Ogni persona è a sè e vive per sè, nessuno può dare giudizi a priori su se stesso, saranno gli altri e gli eventi ad avere il privilegio di elargirli, ma noi non dobbiamo sentirci per forza pronti in qualsiasi momento della nostra giornata...la vita è un continuum , una successione di eventi, uno dopo l'altro compaiono ma nessuno può e deve pretendere di conoscere il contenuto di quello successivo il precedente ....perciò niente domande, niente riflessioni, niente proiezioni mentali su quello che verrà costruito lavorando giorno per giorno e non passando i minuti a chiedersi se il futuro è già diventato il presente , perchè come disse il venerabile Appio Claudio Cieco : FABER EST SUAE QUISQUE FORTUNAE.

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  2. >Anonimo
    Che belle parole ^^
    Ne avevo proprio bisogno... =)

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  3. L'unico modo che abbiamo per non appassire è valorizzare ogni attimo della nostra vita, purtroppo il nostro destino è inevitabile, ma se davvero vogliamo "vivere" questo è necessario.

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  4. Ohhh che dolce Ileniuccia ti ho sempre detto che devi scrivere un libro con la martins :D Sareste una gran coppia ^^
    Ho messo anonimo ma sai già chi sono xD

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