domenica 11 novembre 2012

Riscoprire il teatro

E' stata una decisione presa così, di getto, senza pensarci troppo.
Un amico ci chiede: "Venite con noi a teatro, sabato prossimo, a vedere La visita della vecchia signora?"
"Perché no?" rispondo. Anche una mia compagna di classe ha un piccolo ruolo, sono incuriosita.
Solo in seguito ho realizzato che le mie conoscenze in ambito di teatro e recitazione erano assai scarse. Insomma, la prima e unica volta che avevo assistito, dal vivo, ad una rappresentazione teatrale, risaliva a circa dieci anni prima. Si trattava di Aggiungi un posto a tavola, celebre commedia musicale italiana, interpretata allora da un gruppo di giovani appassionati di teatro, miei compaesani.
Strano a pensarci: mi ero divertita assai quella sera, ma da quel giorno non mi sono più avvicinata al teatro. Forse non ne ho avuto l'occasione, forse ho seguito altri miei interessi, forse non ho conosciuto le persone che avrebbero potuto farmi apprezzare maggiormente questa particolare arte.

Tutto questo per dire che ieri sera, sabato 10 novembre 2012, ho riscoperto qualcosa di incredibile.
Al Teatro dei Filodrammatici di Faenza, la compagnia Filodrammatica Berton ha messo in scena (era ormai la quarta serata) il dramma teatrale La visita della vecchia signora di Friedrich Dürrenmatt. Conoscevo l'autore per aver letto I Fisici, perciò pur non sapendo quasi nulla della trama, mi aspettavo già uno spettacolo dal sapore agrodolce.
E così è stato, perché l'opera non si può definire né una commedia, né un dramma a tutti gli effetti. Il grottesco, elemento ricorrente in Dürrenmatt, è più evidente che mai e le risate hanno sempre una punta di amarezza. Nel complesso, una storia inquietante in cui l'amato tema della giustizia è ancora protagonista. Qui l'epigrafe che si legge in Una storia semplice di Sciascia (una frase dello stesso Durrenmatt, tratta dal libro intitolato “Giustizia” del 1985) calza proprio a pennello.
 “Ancora una volta voglio scandagliare scrupolosamente le possibilità che forse ancora restano alla giustizia”

Ma non voglio scrivere un'analisi o una recensione dell'opera. Ciò che voglio spiegare è il complesso dinamismo di emozioni che ho provato durante la rappresentazione.
Molte volte mi è stato detto che il teatro è ben diverso dal cinema, che si stabilisce un contatto misterioso fra attori e pubblico. D'altro canto anch'io ho numerose esperienze di palcoscenico e so bene quanto sia emozionante un applauso fragoroso. Tuttavia c'è qualcosa in più della "carica" che comunica il pubblico battendo le mani.
Pochi minuti prima dell'inizio, a sipario chiuso, potevo sentire l'agitazione degli attori, quell'ansia piacevole che si prova prima di entrare in scena. Durante lo svolgimento della storia, invece, ero totalmente immersa nella vicenda, in un certo senso non diversamente da quando guardo un bel film. Eppure c'era una sostanziale differenza ed era il senso d'immediatezza.
Ho capito finalmente cosa significa che ogni rappresentazione teatrale è unica. Ho provato direttamente l'affascinante sensazione del qui e ora, che un film, per quanto ben realizzato, non riesce a trasmettere. Il teatro non comunica solo con le parole degli attori. C'è qualcosa che va al di là delle singole battute, della mimica, della tecnica. Questo qualcosa è difficile da descrivere così, nero su bianco, ma - per fare un esempio forse più comune - è lo stesso qualcosa che rende la musica dal vivo incredibilmente più emozionante di quella registrata.
I Greci lo chiamavano pathos, noi forse potremmo tradurlo con sentimento.

Concludo quindi con il proponimento di tornare presto a teatro e con l'esortazione ai miei lettori a fare altrettanto!

(Nel frattempo, se siete attori, amanti del teatro o del cinema, o semplicemente volete esprimere le vostre considerazioni, siete calorosamente invitati a lasciare un commento!)

ps. Sinceri complimenti a tutti gli attori della Filodrammatica Berton, nonché al regista Luigi Antonio Mazzoni, per aver realizzato uno spettacolo davvero suggestivo.

 

1 commento:

  1. Condivido pienamente tutte le parole ed i concetti che hai espresso. Mi fa molto piacere che tu abbia percepito e ben spiegato il tipo di emozione che si vive prima durante e dopo, sia dalla parte di chi assiste che di chi recita e lo abbia giustamente paragonato ad un concerto. Una delle cose più interessanti è che comunque lo spettacolo ed il mix di emozioni e feeling sono sempre diverse...

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