mercoledì 26 febbraio 2014

12 years a slave

"Io non voglio sopravvivere, io voglio vivere"

Sono pochi i film che veramente lasciano lo spettatore scosso e turbato per molto tempo dopo la visione. 12 anni schiavo è uno di questi. Da Steve McQueen, del resto, non ci si poteva aspettare una pellicola "leggera". Il regista, tuttavia, ha compiuto una notevole evoluzione di stile dal suo film immediatamente precedente, Shame (vedi recensione), realizzando un'opera di grande valore. Vincitore di un Golden Globe, due BAFTA e candidato a ben nove premi Oscar, nonché titolare di altre innumerevoli nominations, 12 anni schiavo è un film destinato a conservare un ruolo importante nella storia del cinema contemporaneo.
La trama si basa sulla storia vera di Solomon Northup, un afro-americano nato come uomo libero nel 1808, rapito e venduto come schiavo all'età di 33 anni, condizione in cui rimase per dodici anni. Dopo la sua liberazione scrisse l'autobiografia da cui il film prende il nome e per il resto della vita fu un attivo sostenitore dell'abolizionismo.
Eppure non si tratta solo di un'opera documentaristica. Questo film è una condanna alla crudeltà in tutte le sue forme, una condanna all'ingiustizia, ma anche e soprattutto all'indifferenza. Lunghe scene di violenza fisica e psicologica si riversano continuamente come acqua gelata sullo spettatore, in qualche modo "costretto a guardare", come nella sadica punizione del protagonista di Arancia Meccanica. Il regista insiste su queste scene, mettendo in risalto l'indifferenza dei personaggi che assistono alle manifestazioni di crudeltà senza battere ciglio. E, dalla posizione di semplici spettatori, si finisce quasi per identificarsi grottescamente con questi personaggi di colpevole immobilità.
Ma se non possiamo far nulla davanti ad uno schermo e non possiamo cambiare la Storia, abbiamo tuttavia la possibilità, per quanto nel nostro piccolo, di modellare il presente. Sembra essere questo il messaggio ultimo del film, cioé quello di ripudiare quell'indifferenza che ha causato (e causa ancora oggi) la sofferenza di tante persone e agire invece per il bene comune. Non importa essere eroi: piccole gentilezze portano a grandi risultati.

giovedì 13 febbraio 2014

Stupidità umana

Scena prima, atto primo.
Luogo: Treno delle 7 affollato di studenti. (spec. posti "da 6",  tre di fronte ad altri tre)

Ragazza 1: *Guarda le amiche accigliata e con fare pensoso*
                 "...A chi è che ancora non l'ho detto? Ecco, a te: alla fine ho ordinato le scarpe su internet."
Ragazza 2: "Davvero? E quanto le hai pagate??"
Ragazza 1: "160"
Ragazza 2: *Annuisce con aria di approvazione* "Di che colore?"
Ragazza 1: "Marroni"
Ragazza 2: *Annuisce con aria di approvazione*

Voce fuori campo: "L'evento del secolo, che a chi ancora non l'ho detto? è aver comprato delle scarpe da 160 euro, costo probabilmente dovuto ad una targhetta con la marca più fashion del momento, valore effettivo inferiore ai 10 euro, poichè made in RPC."



Scena seconda, atto primo.
Luogo: Treno delle 7 affollato di studenti. (spec. posti "da 6",  tre di fronte ad altri tre)

Ragazza 3: *Rivolgendosi alla ragazza 1*
                 "Che bello smalto! E' della marca XXX?"
Ragazza 1: "No, è della marca YYY. E' quello che si asciuga in un minuto" *Annuisce convinta e orgogliosa*
Ragazza 3: "Ahh ho capito!" *Un attimo dopo, un'espressione di meraviglia attraversa improvvisamente il suo viso, al ricordo di una notizia strepitosa* "Una mia amica mi ha detto che esiste uno smalto trasparente che si può dare sull'altro smalto per farlo asciugare più in fretta!!"
Ragazza 1: *Annuisce con approvazione*

Voce fuori campo: "Aggiungendo il sottofondo musicale Aria sulla quarta corda di Bach e la voce di Angela senior, il contenuto culturale di questa scena potrebbe essere il materiale pefetto per la prossima puntata di Superquark."


Poiché le scene terza, quarta, quinta...et cetera non aggiungono nulla di diverso al copione, sono state omesse.

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Vi prego, non fraintendetemi. Non voglio dire che per forza, nella vita, sia doveroso sempre e comunque fare discorsi seri, parlare di cose serie, discutere dei grandi problemi del mondo e via dicendo. Se non ci concedessimo qualche momento di relax, se non parlassimo mai di cose stupide e divertenti, avremmo una vita noiosa e triste.
Quello che voglio dire, tuttavia, è che bisogna dare la giusta importanza alle cose. E' davvero necessario che tutte le tue amiche sappiano che hai comprato le scarpe all'ultima moda? Non basta indossarle e farle vedere? Hai scoperto che c'è un nuovo smalto che si asciuga in fretta? Non c'è bisogno di parlarne come se avessero appena inventato una nuova cura contro il cancro senza effetti collaterali!
Potreste dirmi: "Ma hai ascoltato solo dieci minuti di conversazione, non puoi giudicare! Sicuramente ci saranno anche per loro i momenti seri!" Tralasciando che non è la prima volta che assisto a scene di questo genere, sono piuttosto sicura che conversazioni simili si ripetano tutte le mattine e in tanti altri momenti delle loro vite. Sapete, certe cose si sentono a pelle.
Potreste dirmi: "Ognuno ha il diritto di parlare di cosa e come vuole, anche a te piace parlare - esaltata - di libri, film e serie tv!" Questo è vero, ma tendo a parlare - esaltata - di libri, film e serie tv con persone altrettanto esaltate e in momenti opportuni, se non privatamente. Senza aggiungere che, a parte un po' di sano  pazzo fangirleggiare, cerco di dare un senso critico a quello che sto dicendo. Non è che: questo libro è bellissimo perché è bellissimooo!!11!!111!!. Questo libro è bellissimo perché ha una trama avvincente, ha molti colpi di scena, ha uno stile coinvolgente, ha una profonda introspezione dei personaggi, ha descrizioni precise ma essenziali...

In realtà il titolo che ho dato a questo post non è esatto, più che di "stupidità", sto parlando di pigrizia mentale, termine che ho appena inventato ma che rende bene l'idea. Perché le persone si limitano sempre ai discorsi di circostanza? Perché sono tutti così materialisti e di ristrette visioni? Nessuno che voglia argomentare le proprie convinzioni, nessuno che vada al di là del semplice "Come va? Bene, grazie". Questa non è stupidità, questo è il non voler far girare le rotelle del nostro cervello perché sembra troppo faticoso. Ed tutto fondamentalmente uno spreco, uno spreco terribile: buttiamo via le nostre più grandi ricchezze che sono la nostra mente, i nostri sentimenti, la nostra individualità, cioè - nel complesso - il nostro essere umani.

Meditate gente.


Post scriptum
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