Salve a tutti, cari lettori!
Finalmente trovo qualche minuto per il mio giovane blog, dopo alcuni giorni distruttivi: scuola massacrante, lezioni di danza di pomeriggi interi e un gelo polare. Del resto non c'è da stupirsi, dicembre arriva ogni anno con il suo carico di verifiche e interrogazioni, con lo spettacolo sempre più vicino, con la neve e, naturalmente, con il Natale.
Il Natale è bello, è una festa importante, è un momento di gioia, arriva Babbo Natale con i regali, nasce Gesù, a Natale si è tutti più buoni, a Natale puoi fare quello che non puoi fare mai..., eccetera eccetera. Ammettiamo pure che sia così, ma a me sembra che ci sia una certa isteria generale durante tutto il periodo natalizio (e, diciamocelo pure, anche un bel po' di ipocrisia).
Innanzitutto, tutte quelle lucine che una volta mi facevano dire: "Ohhh ma come sono belle e colorate!", adesso mi mettono una certa ansia, soprattutto perché quest'anno ho cominciato a vederle dopo la metà di novembre davanti ad alcuni negozi: voglio dire, non facciamo in tempo a festeggiare Ognissanti, e già i commercianti ci assillano con i prodotti natalizi?! Compra, compra, affrettati, compra, compra, affrettati.... sembrano volerti dire.
Questo sì che è spirito natalizio.
Restando in tema, pur di farci acquistare mille, cento prodotti di ogni tipo, i negozi sono aperti tutta la settimana, domenica compresa (ma ovviamente nel resto dell'anno i commercianti, visto che sono molto laboriosi, tengono chiuso, oltre alla domenica anche un giorno feriale - il giorno in cui puntualmente avevi deciso di fare la spesa). Tutto ciò ha come scopo, ben riuscito direi, quello di scatenare un vero e proprio assalto ai centri commerciali, dove persone di ogni età si affrontano in una spietata corsa ai regali. E' incredibile come le pubblicità, le decorazioni, le lucine e le musichette riescano a far acquistare prodotti che in un qualsiasi altro periodo dell'anno, una persona sana di mente non acquisterebbe mai (per averne un'idea --> regali assurdi).
Detto questo, mi viene spontaneo pensare: ma perché dobbiamo avere la scusa del Natale per fare un regalo a una persona a cui vogliamo bene? E perché dobbiamo sentirci obbligati a fare un regalo, se qualcuno ce ne fa uno? Dove va a finire il significato vero della parola "regalo"?
Per rispondere a queste domande bisogna riflettere sul nostro modello di società, che ci obbliga a fare determinate scelte, spesso anche contro i nostri ideali, se non vogliamo essere visti come diversi, antipatici, altezzosi e, nel caso dei regali, taccagni.
Ma al di là del grande consumismo del periodo natalizio, che trasforma questa festa, originariamente sincera e dal messaggio profondo, in una pura operazione commerciale, ciò che mi dà più fastidio è il falso buonismo di cui tutti sembrano vestirsi nei giorni prima di Natale.
A partire dalla pubblicità di una famosa marca di panettoni, che ci vuole intenerire con le dolci voci di un coro di bambini che ci invitano a fare di più (da quanto ormai, 10 anni?) fino alla frase detta e stradetta "a Natale si è tutti più buoni", non riesco proprio a capire come faccia la gente a decorarsi di tutti questi buoni sentimenti, mentre il nostro pianeta sta morendo e migliaia di persone vivono (ma più spesso muoiono...) con il rombo dei cacciabombardieri per le strade, al posto del motivetto di Jingle Bells.
Perché chiudere gli occhi di fronte alla realtà?
Non dico assolutamente di rinunciare a festeggiare e a passare un momento di gioia perché ci sentiamo in colpa e non dico neanche che bisogna obbligatoriamente fare del volontariato e della beneficenza, ma piuttosto di essere un po' più sinceri con gli altri e con noi stessi. Dobbiamo dunque capire che non bisogna fare del bene solo a Natale e, cosa che spesso si dice ai bambini e risulta alla fine molto diseducativa, essere più "buoni" solo per farsi fare dei regali. Natale è semplicemente un'occasione per fare del bene, un'occasione tra le infinite che ci capitano nel corso della nostra vita e che spesso siamo restii a cogliere. Ricordiamoci perciò, che non c'è un momento definito per essere "buoni"e non importa fare grandi cose per diventarlo: basterebbe fare semplicemente il proprio dovere.
Vera bontà non è il semplice fatto di non commettere azioni ingiuste, ma il non volerne neppure commettere
Questo lo diceva Democrito nel V secolo a.C.
Di certo lui non conosceva né Natale, né panettoni.
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