martedì 4 settembre 2012

Uomini e topi


«Perché ci sei tu che pensi a me... e ci sono io che penso a te»

Nell'America della Grande Depressione, il favoloso West accende una speranza nel cuore degli uomini. Giovani emigranti senza un soldo in tasca viaggiano di ranch in ranch cercando un qualsiasi lavoro che permetta loro di sfamarsi. Si spezzano la schiena a trascinare sacchi d'orzo, dormono in sporche baracche, bevono un whisky a fine mese e poi improvvisamente spariscono, alla ricerca di miglior fortuna. Tuttavia sono soli, induriti dall'ingiustizia e dalle fatiche. Per George e Lennie è diverso: loro sono una squadra. Coltivano in segreto un sogno di libertà e di riscatto, un sogno in cui potranno finalmente "vivere del grasso della terra". Forse si tratta solo di una vana illusione, eppure questo folle desiderio riscalda il loro animo, impedendo loro di trasformarsi in quegli "omacci" solitari, abbandonati dal mondo intero.
Arrivati nel ranch dove sono attesi, suscitano presto curiosità fra i lavoratori e sospetto nei padroni. Non si è mai vista una coppia di emigranti e tantomeno una coppia così strana. George, saggio ed accorto, è evidentemente una guida indispensabile per il gigantesco Lennie, tanto buono per la sua ingenuità quanto pericoloso per la forza che non sa controllare. Ed è proprio a causa di Lennie che George sta sempre all'erta, raccomandando all'amico di non avvicinare in nessun modo il figlio del padrone, il crudele Curley, e la sua bella moglie. Ma, come sempre, la tentazione è la peggior nemica dell'ingenuo. La tragedia inevitabile si abbatte sui protagonisti, infrangendo tutti i sogni, annullando tutti i progetti di una nuova vita.
Breve ed intenso, Uomini e topi si potrebbe meglio definire come racconto lungo, invece che romanzo. Si legge d'un fiato, ma lascia alquanto pensare.
Non si rimane colpiti solamente dai problemi sociali (l'emigrazione, la disuguaglianza, il razzismo), affrontati con un forte tono di denuncia. E' piuttosto la vicenda personale di ogni personaggio a segnare nell'intimo i lettori più sensibili. C'è innanzitutto il luminoso esempio di George, che tenacemente si prende cura di Lennie, nonostante sia per lui un ostacolo alla possibilità di fare fortuna. C'è il vecchio scopino Candy, storpio ma ancora fortemente attaccato alla propria dignità di lavoratore. C'è il povero garzone Crooks, condannato alla solitudine per il colore della pelle. C'è anche la moglie di Curley, civetta per natura, ma che nasconde una profonda infelicità. Il dramma dunque non è unico, ma composto della sofferenza di tutti. Ogni personaggio vive portandosi dietro il fardello del proprio dolore.
Forte di una traduzione d'autore (Cesare Pavese), questa breve storia di John Steinbeck, risalta anche nello stile e nella struttura. I numerosi dialoghi, il cui linguaggio colloquiale enfatizza il realismo della vicenda, conferiscono grande velocità al ritmo narrativo. Eppure non mancano minuziose descrizioni: è particolare l'effetto di circolarità dato dall'uguale ambientazione dell'incipit e del finale.
Uomini e topi, nonostante il modesto numero di pagine, non è un libro da prendere alla leggera. E' invece una lettura impegnativa che offre numerosi spunti di riflessione.




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