martedì 26 ottobre 2010

Quattro chiacchiere con il Piccolo Principe

La star dei tuoi sogni, un personaggio del passato, il protagonista del tuo libro o film preferito...puoi scegliere fra molti per scrivere un' intervista impossibile! (Se siete interessati: intervista_impossibile)
Questa l'ho scritta qualche giorno fa per la scuola e, poichè ne sono abbastanza soddisfatta, ho deciso di condividerla con i miei quattro lettori...


Per viaggiare lontano basta la tua fantasia, ma  non sai mai dove questa ti porterà...
Potrai trovarti improvvisamente a vagare nello spazio e magari ti capiterà d’imbatterti in un minuscolo pianeta, un asteroide dai mille tramonti dove un piccolo principe sarà indaffarato a spazzare i camini dei suoi vulcani. Ma se avrai la fortuna di incontrarlo, non perdere l’occasione di scambiare qualche parola con lui: se sarai disposto ad abbandonare i pregiudizi dei grandi e ad aprire la mente come facevi da bambino, allora il piccolo principe sarà felicissimo di avere trovato un nuovo amico.


Buon giorno, chi è lei? Non so come sono arrivata fin qui…forse sto sognando, ma potrebbe dirmi gentilmente dove ci troviamo?
(mi guarda un po’ sorpreso e un po’ imbronciato) Ti prego, non parlarmi in questo modo, come fanno i grandi…non vedi com’è piccolo il mio pianeta? Non c’è bisogno di usare questa falsa cortesia, come fanno i grandi…

Mi scus…scusami, ma non hai ancora risposto alla mia domanda

Voi grandi avete sempre fretta. Ma cosa cercate? Niente, solo i bambini sanno quello che cercano. Guarda là, guarda com’è bello il tramonto: un giorno ho visto ben quarantatrè tramonti. Sai…quando si è molto tristi si amano i tramonti…
Io non ho mai dato un nome al mio asteroide, ma un giorno lontano un amico mi disse che sul suo pianeta (che strano e grande pianeta!) lo chiamavano B 612.

(A quel punto mi si accende una lampadina) Un asteroide piccolissimo…tanti tramonti…Ho capito, sei il piccolo principe! Ma com’è possibile, è questa la realtà? Questa situazione non può essere altro che frutto della mia fantasia, ma che emozione, che gioia poterti conoscere!
Come sei buffa ad agitarti così tanto, e pensare che l’unica cosa per cui ci si può agitare qui sono i baobab che cercano ogni giorno di invadere il mio pianeta. Ma perché mi chiami principe? Io non voglio regnare su nulla. Una volta sono stato su un pianeta dove c’era solo un re che voleva disperatamente regnare su qualcosa, ma non aveva nessuno a cui dare ordini. Ho capito che si sentiva molto solo.

E tu, non ti senti solo su questo piccolissimo asteroide lontano da tutto e da tutti?
Ma io non sono solo! Ho il mio fiore, che è una bellissima e vanitosa rosa. Lei mi parla, io le parlo e la proteggo con una campana di vetro perché di notte fa freddo. Ho i miei vulcani, due sono attivi e uno è spento, ma li pulisco tutti e tre ogni mattina. Ho i tramonti da guardare tutte le volte che voglio, ma soprattutto (e qui la sua voce si incrina appena) ho questa piccola pecora che ha disegnato il mio amico che ho conosciuto sulla Terra.

Anch’io vengo dalla Terra, perché hai deciso di visitare proprio questo pianeta?

(Sospira…) La Terra è un pianeta grandissimo: ci sono 111 re, 7000 geografi, 900.000 uomini d’affari, 7 milioni e mezzo di ubriaconi e 312 milioni di vanitosi. Quanti adulti! Eppure ci sono dei posti bellissimi, dove per chilometri e chilometri non c’è nessuno. Sono i deserti…Mi piacerebbe tanto avere un deserto sul mio pianeta, ma è troppo piccolo, mi accontento di guardare il cielo. Non credi anche tu che in fondo il cielo assomigli al deserto? Sono entrambi così sconfinati…
Ero in viaggio per istruirmi, quando sono caduto sulla Terra: avevo già visitato sei pianeti, dove avevo conosciuto solo adulti che perdevano il loro tempo e facevano ragionamenti insensati. Io cercavo degli amici e speravo di trovarne alcuni sul tuo pianeta.
All’inizio sono rimasto sorpreso di non vedere alcun essere umano, ma un serpente mi ha spiegato che quello dove mi trovavo era un deserto, per forza non c’era nessuno. Allora mi sono messo in cammino e ho imparato tante cose.

Per esempio? Hai scoperto qualcosa di importante?
A un certo punto del mio cammino mi sono imbattuto in un giardino di rose: erano tutte uguali al mio fiore, che credevo unico nell’universo, e per questo mi sono rattristato moltissimo. Ma dopo ho incontrato una volpe, una volpe speciale. Ha voluto che l’addomesticassi… sai cosa vuol dire? E’ una cosa dimenticata da tanto, significa creare dei legami. La volpe mi ha fatto capire che il mio fiore, sul mio piccolo pianeta, era unico perché io mi ero preso cura di lui. L’essenziale è invisibile agli occhi, mi ha detto.

A proposito di legami ed amicizia, ti va di raccontarmi qualcosa sull’amico che ti ha disegnato la pecora?
(Arrossisce, ma sembra contento) Il mio amico era un adulto. Non avrei mai creduto che gli adulti sapessero essere dei veri amici prima di incontrarlo.
Anche lui era caduto dal cielo e non poteva tornare a casa perché la cosa con cui volava (che mi ha detto chiamarsi aeroplano) si era rotta. All’inizio sembrava un adulto come tutti gli altri, diceva: mi occupo di cose serie, io! Allora mi sono arrabbiato. Ero triste perché tutti gli adulti che incontravo erano presi da inutili problemi e non riuscivano a cogliere l’importanza delle piccole cose.
Poi ho capito che lui aveva paura di non poter tornare più a casa e che aveva paura anche per me. (Chissà come devo essere sembrato strano ai suoi occhi!) Così ho cominciato a raccontargli la mia storia, i miei viaggi. Sapevo che mi ascoltava per davvero, non come fanno i grandi di solito.
La pecora che mi ha disegnato si trova bene qui, anche se passa la maggior parte del tempo a dormire nella sua cassetta…Ogni tanto le parlo, così non rischio di dimenticare il mio amico.

Non vorrei essere invadente, ma com’è finita la tua avventura sulla Terra?
Ho dovuto dire addio al mio amico perché dovevo tornare al mio pianeta per accudire il mio fiore e i miei vulcani ed estirpare le piante di baobab. E’ stato un momento molto triste, perché avevo creato un legame con il mio amico ed ero triste per lui. Quando sono partito, ai suoi occhi è sembrato come se fossi morto, lo so. Anche se ho provato a spiegargli che sarebbe andato tutto bene, ho visto che per poco non si è messo a piangere. Ho avuto paura quando me ne sono andato, lo ammetto, ma alla fine è andato tutto bene: semplicemente mi sono risvegliato qui, con la pecora e tutto quanto. C’era un sacco di lavoro da fare!

(Mentre ascolto, sento che qualcosa sta cambiando… il tempo sta per finire e devo tornare a casa)
Ometto, è stato bello conoscerti, mi hai insegnato qualcosa di molto importante. Ormai è giunto per me il momento di tornare sulla Terra, ma spero di poterti incontrare di nuovo, un giorno…

Aspetta! Ti vorrei chiedere un favore: quando sarai a casa, cerca il mio amico e digli che sto bene, che la pecora non ha mangiato il fiore. Anche loro sono diventati amici! Diglielo, ti prego, non voglio che sia triste per me…

(La sua voce, velata di malinconia, arriva sempre più lontana)

… e io sarò sempre qui, se vorrai venire a trovarmi.

1 commento:

  1. Cara ILENIA, come ti ho già detto molte volte, sei bravissima! Che bella questa intervista impossibile: tenera e suggestiva...Complimenti!! Milena Alpi

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