Armature splendenti, eroiche imprese, animo nobile: questo è ciò a cui pensiamo naturalmente quando sentiamo parlare di cavalieri. Provenienti dalle famiglie nobili, sempre in cerca di avventure, i cavalieri sono diventati i protagonisti del mondo medioevale e una figura vitale della letteratura, sia dell'epoca, sia contemporanea.
La cavalleria è nata intorno all'anno Mille, data fondamentale della storia medioevale, ed era rappresentata in maggior parte dai figli "cadetti" dei grandi feudatari, che non potevano aspirare all'eredità di un territorio; mentre un'altra componente di questa nuova classe sociale si identificava con i ministeriales, ovvero amministratori, castaldi e compagni d'arme di un cavaliere, elevati al rango di nobiltà. La cavalleria si è distinta per i grandi valori morali che promuoveva, come la prodezza e lo sprezzo per il pericolo, l'onore che non doveva essere in alcun modo compromesso, la lealtà nei confronti dell'avversario e l'assoluta fedeltà al proprio signore o al sovrano. Proprio da questo insieme di ideali si sviluppa la classica figura del cavaliere "senza macchia e senza paura", espressione ancora usata in epoca contemporanea e nel parlare comune.
Ma in che modo e per quale motivo questa figura è entrata così facilmente nella letteratura? Cosa ha procurato così tanto successo ai cavalieri, dal medioevo a oggi?
Innanzitutto, è naturale che questi eroi leggendari, paladani della giustizia, abbiano ispirato cantori e poeti medioevali, i quali dovevano comporre opere che affascinassero i loro ascoltatori. Si possono dunque distinguere due importanti generi letterari dell'epoca medioevale-cortese in cui i cavalieri hanno un ruolo centrale: la chanson de geste (canzone di gesta) e il romanzo cavalleresco. Entrambi i generi si sono sviluppati per la prima volta tra l'XI e il XIII secolo nel Nord della Francia, in lingua volgare (lingua d'oil).
Tra le canzoni di gesta, che si possono definire una sorta di auto-celebrazione di una casta di guerrieri, si individua come opera fondamentale la Chanson de Roland. Si tratta di un poema cavalleresco il cui testo sembra essere il risultato di una fusione di precedenti leggende trasmesse oralmente. Il protagonista è Orlando, uno dei più fidati paladini di Carlo Magno, che, caduto in un'imboscata durante la guerra contro i musulmani di Spagna, rinuncia a suonare l'Olifante, il magico corno per chiamare soccorso, pur di non mettere a repentaglio la vita del sovrano. Significativo è dunque l'atto sublime di sacrificio e fedeltà del cavaliere, che si ritrova specialmente nel passo del poema in cui viene raccontata la sua morte, gloriosa e serena.
Anche nel romanzo cavalleresco il cavaliere ha un ruolo fondamentale, ma le sue azioni sono quasi sempre incentrate nella ricerca (detta queste o quête) di un oggetto o di una donna. In questo genere letterario è caratteristica la presenza del meraviglioso e del fiabesco, in quanto si rifà ad antiche leggende del periodo celtico francese e inglese. Il cavaliere deve intraprendere avventure fantastiche, uccidere mostri terribili e superare altre difficili prove per migliorare se stesso e giungere alla perfezione dell'animo. Tra i temi trattati, sicuramente il più importante è quello dell'amore, un amore quasi sempre impossibile poiché adultero, che rischia di sfociare in tragedia, come nella vicenda di Tristano e Isotta.
Si può quindi osservare che la figura del cavaliere ha attraversato tutti i generi della letteratura del passato. Probabilmente ha acquisito così tanta importanza poiché racchiude dentro di sé una serie di ideali e valori che la società medioevale, testimone di frequenti ingiustizie e violenze, necessitava e desiderava. Questa considerazione vale anche per la società e la letteratura moderno-contemporanea, ma in aggiunta si può affermare che i cavalieri, e più in generale il periodo medioevale, suscitino un certo fascino nelle generazioni di oggi. Ciò deriva in parte dalla curiosità per la grande diversità di usi e costumi delle diverse epoche e in parte dal fatto che il medioevo richiama inevitabilmente le antiche leggende celtiche popolate da creature fantastiche come elfi, fate e draghi.
Proprio per questi motivi l'ambientazione medioevale è generalmente lo scenario di tanti romanzi del moderno genere fantasy, del quale "Il Signore degli Anelli" di Tolkien è sicuramente l'opera più significativa. Tale romanzo, di notevole spessore e incredibile complessità, ha affascinato moltissime generazioni della seconda metà del Novecento e successive, nonché ispirato molti altri romanzi dello stesso genere. Qui il cavaliere per eccellenza è rappresentato dal ramingo Aragorn, legittimo erede al trono del Regno degli Uomini, che combatte e dimostra il suo valore in diversi episodi della storia, per raggiungere il massimo della sua gloria nella battaglia finale contro il terribile esercito di orchi del malvagio Sauron.
Sempre parlando di letteratura moderna, è necessario citare "Il cavaliere inesistente" di Italo Calvino (1959) dove viene data una nuova interpretazione di cavaliere. Il romanzo, descritto come romanzo filosofico, narra di Agilulfo, un cavaliere "che non esiste", ma è costituito solamente da fede e forza di volontà, sicuramente notevoli qualità, ma che non bastano certo a rendere "reale" un uomo. Nella storia compare anche un personaggio di antitesi ad Agilulfo, Gurdulù, dotato di concretezza e fisicità, ma sicuramente privo di ogni volontà. La sintesi di questi due individui si trova in Rambaldo, giovane impulsivo, l'unico "cavaliere" destinato ad avere un futuro, anche grazie all'armatura donatagli dallo stesso Agilulfo.
Riguardo agli anni più recenti non bisogna dimenticare l'esordiente Christopher Paolini che appena quindicenne ha scritto "Eragon", il suo primo e fortunato romanzo fantasy, rivolto ad un pubblico di giovani lettori. Qui elementi del mondo medioevali sono piacevolmente uniti ad una componente fantastica originale e accattivante: i cavalieri non mancano, ma questa volta volano cavalcando draghi, con i quali hanno un magico e potente legame.
Da quanto detto, si può dunque comprendere il grande ruolo del cavaliere nella letteratura del passato e del presente: ormai non più un personaggio specifico, si è trasformato in un semplice tipo comune a generi diversi, un'immagine di coraggio e di valore.
(Nel video: Aragorn esorta gli uomini a combattere per salvare la Terra di Mezzo; la scena è tratta dal film dl terzo libro della saga di Tolkien, "Il ritorno del Re")