martedì 26 luglio 2011

La strada


Un uomo e un bambino avanzano verso Sud, la loro casa in un vecchio carrello del supermercato, la loro vita ridotta a sopravvivenza. Nient’altro che cenere sul loro cammino, attorno a loro solo le rovine del tempo che fu. Ogni giorno arrancano sotto un cielo grigio, cercano qualcosa con cui nutrirsi e ripararsi dal freddo, ogni giorno un passo più vicini alla morte. Ma loro portano il fuoco, che non è solo quello della pistola per difendersi dai predoni, ma la vita stessa. Il fuoco è la speranza, è l’amore, è la dignità umana, cose che anche la peggiore Apocalisse non è riuscita a cancellare completamente. E così, uomo e bambino, padre e figlio, si trasformano nell’Uomo e nel Bambino universali, metafora di un’umanità in via d’estinzione che non si arrende, ma che attende con pazienza l’alba di un nuovo divenire.
La fine del mondo è stata immaginata e descritta nei modi più vari, ma pochi scrittori possono vantare un’opera del valore de La strada. In questo nuovo romanzo Cormac McCarthy, scrittore già noto per Non è un paese per vecchi, racconta il viaggio disperato degli ultimi uomini di una Terra depredata di ogni scintilla di vita e lo fa con una destrezza di linguaggio sorprendente, che rende ogni scena visibile e l’immedesimazione totale. E, proprio come se lo scrittore volesse risparmiare le parole allo stesso modo in cui i protagonisti risparmiano le poche energie per sopravvivere, la scrittura è concentrata all’essenziale, i nomi assenti, i dialoghi quasi telegrafici. Eppure non manca nulla: ciò che non è scritto s’intuisce, ogni parola è carica di sentimento.
Nel 2009 a tre anni di distanza dalla sua pubblicazione esce, sotto la regia di John Hillcoat, la trasposizione cinematografica de La strada. Ma se al cinema il tema catastrofico affascina per gli effetti speciali, la letteratura può contare su un alleato altrettanto valido: il potere della parola. McCarthy ha scritto un romanzo che è quasi poesia, riuscendo ad evocare con estremo realismo immagini dolci e strazianti e a trasmettere tutta la desolazione di un mondo vuoto e distrutto.




1 commento:

  1. Un libro bellissimo ma disperato, angosciante. Alla fine piangevo come una cretina, vabbè che sono una gran frignona...

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