Un uomo e un bambino avanzano verso Sud, la loro casa in un
vecchio carrello del supermercato, la loro vita ridotta a sopravvivenza.
Nient’altro che cenere sul loro cammino, attorno a loro solo le rovine del
tempo che fu. Ogni giorno arrancano sotto un cielo grigio, cercano qualcosa con
cui nutrirsi e ripararsi dal freddo, ogni giorno un passo più vicini alla
morte. Ma loro portano il fuoco, che
non è solo quello della pistola per difendersi dai predoni, ma la vita stessa.
Il fuoco è la speranza, è l’amore, è la dignità umana, cose che anche la
peggiore Apocalisse non è riuscita a cancellare completamente. E così, uomo e
bambino, padre e figlio, si trasformano nell’Uomo e nel Bambino universali,
metafora di un’umanità in via d’estinzione che non si arrende, ma che attende
con pazienza l’alba di un nuovo divenire.
La fine del mondo è stata immaginata e descritta nei modi
più vari, ma pochi scrittori possono vantare un’opera del valore de La strada. In questo nuovo romanzo
Cormac McCarthy, scrittore già noto per Non
è un paese per vecchi, racconta il viaggio disperato degli ultimi uomini di
una Terra depredata di ogni scintilla di vita e lo fa con una destrezza di
linguaggio sorprendente, che rende ogni scena visibile e l’immedesimazione totale.
E, proprio come se lo scrittore volesse risparmiare le parole allo stesso modo
in cui i protagonisti risparmiano le poche energie per sopravvivere, la
scrittura è concentrata all’essenziale, i nomi assenti, i dialoghi quasi
telegrafici. Eppure non manca nulla: ciò che non è scritto s’intuisce, ogni
parola è carica di sentimento.
Nel 2009 a tre anni di distanza dalla sua pubblicazione
esce, sotto la regia di John Hillcoat, la trasposizione cinematografica de La strada. Ma se al cinema il tema
catastrofico affascina per gli effetti speciali, la letteratura può contare su
un alleato altrettanto valido: il potere della parola. McCarthy ha scritto un
romanzo che è quasi poesia, riuscendo ad evocare con estremo realismo immagini
dolci e strazianti e a trasmettere tutta la desolazione di un mondo vuoto e
distrutto.
Un libro bellissimo ma disperato, angosciante. Alla fine piangevo come una cretina, vabbè che sono una gran frignona...
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