L’uomo che verrà
Regia: Giorgio Diritti; anno 2009
L’uomo che verrà è una luce nel buio, la speranza di una nuova vita, mentre tutto intorno è morte. Il flm rivive l’orrore dell’eccidio noto come “strage di Marzabotto”, avvenuto nel settembre del 1944 per mano delle SS naziste, in cui furono massacrati gli abitanti di un intero paese nei pressi di Bologna. Un episodio che spaventa e scandalizza per la ferocia che lo caratterizza: le vittime, circa 770, furono per lo più donne, vecchi e bambini. In questo film, che vanta una rara bellezza e finezza nella realizzazione, la guerra non è raccontata dai vincitori, ma da chi subisce le violenze e le ingiustizie di cui essa si nutre. Sono soprattutto le immagini, così immediate e dirette, di questa crudeltà gratuita, che colpiscono e scandalizzano lo spettatore, il quale vede scene orribili attraverso gli occhi innocenti di una bambina.
Siamo nell’inverno 1943. Martina, otto anni, vive in una famiglia di poveri contadini a Monte Sole, poco a sud di Bologna. Non parla da quando, anni prima, ha visto morire un fratellino di pochi giorni, ma sua madre da poco è rimasta nuovamente incinta. La famiglia di Martina, come tante altre, fatica sempre di più a sopravvivere man mano che i mesi passano e intanto la guerra, inizialmente vista come qualcosa riguardante solo le città, cambia aspetto agli occhi dei contadini, diventando una realtà sempre più vicina. Così, mentre nei boschi si formano le prime squadre di partigiani, per lo più costituite da giovani contadini inesperti e poco colti, si fanno sempre più frequenti i pattugliamenti delle SS, alquanto temute soprattutto dalle madri e dagli anziani. Martina aspetta con trepidazione l’arrivo del fratellino e nel frattempo osserva lo strano mondo che le sta intorno, domandandosi silenziosamente il perché di tanta cattiveria. Finalmente, il piccolo viene alla luce nella tragica notte tra il 28 e il 29 settembre 1944, che, all’insaputa di tutti, precede la famosa strage di Marzabotto. Il giorno successivo infatti, i nazisti danno il via ad una spietata rappresaglia che rimarrà nella storia. Il finale drammatico lascia comunque una luce di speranza: la piccola Martina, rimasta in vita forse per miracolo, riesce a portare in salvo anche il fratellino neonato.
Giorgio Diritti, regista e ideatore de L’uomo che verrà, ha scelto di raccontare questo drammatico episodio dal punto di vista di una bambina che non parla, forse perché non ci sono parole per descrivere una violenza così disumana. La giovane protagonista si ritrova infatti testimone di delitti orrendi e capisce che in guerra non esistono buoni e cattivi, ma solo “molti che vogliono ammazzare qualcun altro”, senza saperne il perché.
Inoltre, al di là della triste vicenda storica, ancora una volta ritorna l’efficacia dell’utilizzo delle immagini e del suono (da notare l’effetto di spontaneità dato dai dialoghi in dialetto). Questo film, tanto bello quanto struggente, offre un meraviglioso spaccato della vita contadina del 1944, raccontando episodi di un’esistenza insieme semplice e difficoltosa, così diversa dalla realtà in cui viviamo, ma non così lontana nel tempo come sembra.
Si, è stato decisamente molto bello! Cruento, si, ma coinvolgente.
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