mercoledì 28 luglio 2010

L'Ultimo Confine

Ciao a tutti, oggi voglio proporvi un racconto, a metà fra la fantscienza e il fantasy, che ho scritto qualche mese fa. Il finale è volutamente lasciato aperto per ogni libera interpretazione, spero vi piaccia!

L'Ultimo Confine

“E’ già mattina” fu il mio primo pensiero.
Avevo ancora gli occhi chiusi, ma ero perfettamente sveglia. Non avevo alcuna voglia di andare a scuola perciò mi alzai a sedere sul letto faticosamente e osservai la mia stanza con gli occhi socchiusi. Una tenue luce proveniente dalla finestra rischiarava l’ambiente, segno che fuori era appena l’alba. Dall’alto del mio letto a castello non avevo una visuale completa della camera: potevo scorgere un angolo di finestra e una porzione di muro, sul quale era appeso uno dei miei poster preferiti. Tutto era tranquillo; poiché nessun rumore proveniva dalle altre stanze, probabilmente i miei genitori stavano ancora dormendo.
Stavo per scendere dal letto, quando un brivido particolare mi percorse la schiena. Anche se mi sembrò di aver appena preso la scossa, non potevo dire che fosse stata una sensazione sgradevole.
Tuttavia non ebbi il tempo di pensare alle cause di quella strana sensazione: un capogiro improvviso fece svanire ogni tentativo di concentrazione, costringendomi per un attimo a chiudere gli occhi. Quando li riaprii c’era qualcosa di diverso nella mia stanza, che pure ai miei occhi sembrava identica a prima. Non mi sentivo più tanto lucida, anzi, ogni movimento mi costava una fatica immensa e sentivo i miei pensieri farsi sempre più confusi. Guardai nuovamente l’ambiente intorno a me, ma i contorni di tutto quello che vedevo mi sembravano sfocati e se mi concentravo su un oggetto in particolare non riuscivo a coglierne i dettagli. Questo senso di incertezza mi faceva paura…ero forse ammalata? Mi passai la mano sulla fronte ma non ero sicura di avere la febbre.
Poi, improvvisamente, tutto cambiò.
Io sapevo.
Sapevo che qualcosa di importante era successo; tutto ciò che esisteva era cambiato in modo irreversibile ed io avevo un obbiettivo da raggiungere. Uscii dalla stanza e mi affacciai alla finestra che dalle scale si affacciava sulla campagna intorno alla mia casa. Se fosse stata una mattina qualunque avrei visto in lontananza le luci del piccolo borgo dove avevo frequentato, molti anni prima, le scuole elementari. Ma non c’era alcuna casa, né vicino, né lontano. Ogni segno della presenza dell’Uomo era sparita. In un’altra circostanza mi sarei spaventata, ma in quel momento ero tranquilla: sorrisi nell’ammirare l’alba. Un sole dorato stava salendo dietro le colline lontane, nuvole di porpora riempivano il cielo di un Universo che non era più il mio.
Il Guardiano mi attendeva di fronte ad una porta. Non incuteva timore, ma aveva un aspetto solenne. I suoi occhi grigi mi osservavano con attenzione: erano gli occhi saggi e benevoli di un amico.
“Sono pronta”dissi quando lo raggiunsi.
“Non ancora” rispose il Guardiano severamente “Noi comunichiamo con il pensiero.”
Chinai il capo mortificata. Per un attimo, guardando il paradiso verde che si estendeva al di là di quella che solo per poco sarebbe stata ancora la mia casa, avevo creduto di essere pronta ad affrontare ogni cosa. Invincibile.
Eppure sapevo. Il Guardiano era l’unico del suo popolo in grado di parlare la mia lingua; era
stato istruito a comunicare come gli umani, fin dalla nascita, dal Guardiano che lo aveva preceduto. Egli avrebbe fatto lo stesso con colui destinato a diventare il nuovo Guardiano. Da sempre era così, e per sempre lo sarebbe stato. Ma io non ero capace di comunicare con il pensiero e per questo non potevo ancora varcare l’Ultimo Confine.
Il Guardiano mi sorrise: “Non ti preoccupare. Io sono qui per questo. Sarò il tuo maestro e ti insegnerò tutto ciò che devi sapere” Mentre diceva queste parole, alzò una mano e mi sfiorò la fronte.
Un brivido mi attraversò tutto il corpo e d’istinto chiusi gli occhi.
Vidi un chiarore, una luce intensa, un’esplosione di mille colori.
Davanti a me si stendeva l’Oceano, calmo e infinito.

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