sabato 25 giugno 2011

La ragazza dello sputnik


Ancora una volta Murakami lascia il segno, facendo emergere la sua fantasia visionaria tra le righe di un romanzo caratterizzato da un’estrema delicatezza. Ne La ragazza dello sputnik si rivela infatti tutta l’abilità dello scrittore giapponese che, con onestà e naturalezza, affronta un argomento considerato tabù per molte culture e religioni, inserendolo in una dimensione di sogno e mistero.
La giovane Sumire, aspirante scrittrice di romanzi, è perdutamente innamorata della bellissima Myu, donna matura e già sposata. Myu però non può ricambiare perché qualcosa legato al suo passato l’ha cambiata per sempre, rendendola la metà di se stessa. Nell’intreccio si inserisce anche l’io narrante del romanzo, personaggio senza nome nel ruolo del migliore amico e confidente di Sumire, innamorato della ragazza e, ovviamente, non ricambiato. Sembra un empasse, un vicolo cieco, ma Sumire trova una via d’uscita (o un’entrata?) perché «se si segue la logica, la soluzione è piuttosto semplice. Basta sognare. Entrare nel mondo dei sogni e non uscirne più.» Forse è proprio questa la chiave del mistero, forse in un altro mondo Sumire e Myu potranno incontrarsi mettendo fine al loro volo di satelliti solitari…
Chi ha letto altri romanzi di questo autore dalla sorprendente capacità narrativa ne riconoscerà lo stile inconfondibile, ricco di descrizioni minuziose di luoghi e persone e contraddistinto da una sincerità libera da ogni malizia nel trattare il tema del sesso e dell’amore. Non solo, perché ne La ragazza dello sputnik si ritrovano anche molti temi cari allo stesso Murakami, tra i quali il più importante, e di certo il più affascinante, è quello della dicotomia tra corpo e coscienza, tra fisico e immateriale, di cui i personaggi sono spesso vittime. ‘Vittime’ in quanto tale bipartizione non è mai un beneficio, bensì un ostacolo insormontabile, un destino a cui arrendersi. Ma viene da chiedersi se la resa non sia invece la scelta volontaria di accettare se stessi, per ciò che si è, e la propria vita, per quanto banale possa sembrare.
Ed ecco come affiora nuovamente e con forza il gusto per l’onirico e il soprannaturale, elemento essenziale dello stile di Murakami. Lo scrittore, scavando a fondo nell’anima dei personaggi, e rendendo sempre più sottile il confine fra sogno e realtà, crea un’opera di profonda introspezione psicologica che, con un magico tocco di suspense, conquista il lettore fin dalle prime pagine.


Frasi più belle
«Però, se mi è concessa un’osservazione banale, in questa vita imperfetta  abbiamo bisogno anche di una certa quantità di cose inutili. Se tutte le cose inutili sparissero, sarebbe la fine anche di questa nostra imperfetta esistenza.»

«La comprensione non è altro che una serie di fraintendimenti.»

«Un silenzio che non offre promesse continua a riempire lo spazio all’infinito.»



2 commenti:

  1. daro' un occhio in bliblioteca! grazie!

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  2. Per me è stato uno dei più bei libri letti di Murakami, perchè si fonda essenzialmente su tre personaggi, senza quasi null'altro intorno, se non la loro solitudine. Ognuno cerca l'altro, ma nessuno dei tre riesce ad incontrare veramente, in modo integrale, l'altro.

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