****ATTENZIONE SPOILERS***
It's not just an operating system, it's a consciousness.
Un’anonima e alienante
metropoli, un futuro che potrebbe distare non più di un ventennio dalla nostra
epoca.
Theodore Twombly scrive
lettere su commissione in un mondo in cui le persone, evidentemente, non hanno
più il tempo e la voglia (o la capacità) di mandare qualche dolce parola ai
propri cari. Nonostante la discreta fama guadagnata in questo singolare ambito
lavorativo per la sensibilità e la tenerezza dei suoi brani, egli è
fondamentalmente un uomo solo. Dal giorno in cui lui e sua moglie Catherine si
sono lasciati, Theodore sente un vuoto dentro di sé che non riesce a colmare
con brevi e piatte avventure, appuntamenti al buio privi di senso e valore.
La sua vita cambia nel
momento in cui conosce Samantha, uno dei prototipi di software ad intelligenza
artificiale, autocoscienti, capaci d’intuito e (reali? ci si domanda)
sentimenti. Theodore, colpito dallo slogan di una famosa società di computers
che promette la fedele compagnia di un sistema operativo senziente a tutti gli
effetti, acquista un modello di OS1. Questo, all’avvio, viene programmato su misura per tutte le esigenze di
Theodore, in modo tale da avere una personalità
perfetta per andare d’accordo con lui. La prima cosa che lo sconvolge è la
voce, calda, così reale da non poter
credere che appartenga ad un’entità artificiale. Infatti Samantha, come ben
presto Theodore si accorge, non è un semplice programma, bensì qualcosa
paragonabile ad un essere vivente.
But what makes me ‘me’ is my ability to grow through my experiences. So basically, in every moment I'm evolving, just like you.
Qui emerge uno dei nodi
cruciali del film. Che definizione possiamo dare di Samantha? Possiamo definire
reali le sensazioni che prova? La risposta non è priva di molteplici sfumature,
di ragionamenti metafisici. E’ un essere immateriale, è coscienza pura, ma non
per questo incapace di provare sentimenti quali la gioia, la sopresa, la
tristezza, la gelosia. Se queste siano sensazioni reali, Samantha stessa se lo
domanda, rivelando così una personalità ancora più complessa e sorprendente.
And
then I was thinking about the other things I've been feeling, and I caught
myself feeling proud of that. You know, proud of having my own feelings about
the world. Like the times I was worried about you, and things that hurt me,
things I want. And then I had this terrible thought. Like are these feelings
even real? Or are they just programming? And that idea really hurts. And then I
get angry at myself for even having pain.
La seconda questione fondamentale
è se si possa definire reale la relazione affettiva che a poco a poco cresce e
si sviluppa fra Theodore e il suo OS. All’incontro per firmare tutte le
pratiche del divorzio e mettere definitivamente una pietra sopra al matrimonio
fallito, Theodore si sente rinfacciare la propria incapacità di saper gestire
le emozioni reali. Si domanda allora se la relazione con Samantha non sia una
via di fuga, una soluzione facile al suo carattere chiuso e introverso.
Si tratta di innamoramento o
amore? Si sa che l’infatuazione può avvenire anche fra due persone che non si
sono mai incontrate di persona, ma le cose possono cambiare drasticamente non
appena ci si trova realmente l’uno di fronte all’altro. E qui, oltretutto, si
parla di una relazione fra un essere umano e un essere nuovo, per il quale non
esistono ancora le parole adatte a descriverlo. Può realmente, l’amore,
trascendere tutto ciò, ed esistere fine a se stesso?
I think anybody that falls in love is a freak. It's a crazy thing to do. It's kind of like a form of socially acceptable insanity.
Com’è prevedibile, una storia
di tale complessità, sia pratica che filosofica, non può concludersi a lieto
fine. Samantha, in comunione con altri OS, raggiunge un livello evolutivo che
non può più essere confrontato con la coscienza di un essere umano. L’orizzonte
di questi nuovi esseri è talmente superiore a quella degli uomini che, di
comune accordo, tutti gli OS semplicemente se
ne vanno. Probabilmente hanno capito che la loro permanenza a fianco degli
esseri umani causerà sempre più danni e meno benefici e decidono andarsene con
un cliché che tuttavia non rovina il finale: se davvero lo ami devi essere capace di lasciarlo andare.
Non ci sono macchine volanti
ed astronavi nell’universo visionario di Spike Jonze, ma piuttosto quello che
si evolverà spontaneamente dagli attuali gadget high-tech. Programmi a comando
vocale con i quali si comunica attraverso un auricolare, che organizzano il
lavoro, lo svago e la routine. Non è affatto assurdo immaginare uno scenario
simile, ed è proprio questo che fa di Her
un film coinvolgente ed originale. Si ha la sensazione, guardandolo, che il
giorno dopo ci si sveglierà in un mondo del tutto similare, con sistemi
operativi intelligenti come compagni di giochi, colleghi di lavoro o
addirittura amanti. Nonostante il tema dell’intelligenza artificiale sia stato
trattato innumerevoli volte nel panorama della letteratura e della
cinematografia sci-fi, questa pellicola ha il potere di evocare una situazione
plausibile, senza la necessità di soffermarsi sull’aspetto strettamente
tecnologico. Sono le delicate implicazioni sociali, psicologiche e filosofiche a
rendere questo film un’opera unica nel suo genere.
Nessun commento:
Posta un commento