lunedì 12 luglio 2010

Lacrime afghane

Ho da poco finito di leggere "Il cacciatore di aquiloni" di Khaled Hosseini. Il romanzo è un capolavoro e consiglio a tutti la lettura!

Gli aquiloni non volano più nel cielo di Kabul da ormai trent’anni. L’Afghanistan, famoso per la fierezza dei suoi abitanti, conosce ora solo paura, morte e povertà: la luce negli occhi degli afghani è sempre più debole.
I più fortunati sono riusciti a scappare in America e Amir è uno di questi, ma la sua vita non è serena: il suo passato reclama giustizia e con esso riaffiorano il rimorso e il senso di colpa. Dal lontano giorno in cui Amir ha abbandonato l’amico Hassan, il cacciatore di aquiloni, nel momento in cui più avrebbe avuto bisogno del suo aiuto, le loro vite hanno preso inevitabilmente strade diverse. Ma per Amir è arrivato il momento di espiare le proprie colpe e per farlo deve tornare a Kabul, una città che si rivela sconosciuta e pericolosa ai suoi occhi, stravolta dalla guerra e dalla miseria. In più lo aspettano alcune sconcertanti rivelazioni…
E’ l’Afghanistan come non l’avevamo mai visto prima, visto da vicino, vissuto in prima persona a partire dall’infanzia di Amir e Hassan quando “non era ancora nata la generazione di bambini afghani le cui orecchie non avrebbero conosciuto altro che il rumore di bombe e cannoni”. E mentre i due bambini crescono, assistiamo con paura e tristezza alla progressiva rovina del Paese, l’incombere della guerra, la diffusione dell’ingiustizia.
Pochi scrittori riescono a toccare il cuore come Khaled Hosseini, che ci fa dono di questo romanzo tanto bello quanto straziante: la profonda introspezione dei personaggi, che trasmette ai lettori forti emozioni, è unita ad uno stile raffinato, ricco di suggestione e atmosfera.
Dal best-seller internazionale è stato tratto un film omonimo, uscito nel 2007 e diretto da Marc Forster.

 
 











(a sinistra: la copertina del libro; a destra: fotografia realizzata dall'esercito degli Stati Uniti)

4 commenti:

  1. Quando lessi il Cacciatore di aquiloni credevo che non avrei più avuto il cuore di interessarmi ad altro testo di Hosseini per la drammaticità angosciante dei fatti narrati..Eppure meno di un anno dopo volli subito acquistare Mille splendidi soli, certa che anche lì avrei letto di un Afghanistan forse ancora più crudo e spietato del precedente e tuttavia bellissimo e affascinante...La storia di Mariam, nella sua crudeltà, specialmente se sei donna,ti fa sentire SOLAMENTE una donna e nulla più...In un paese dove non ti è concesso leggere,scrivere,studiare,imparare,guidare e perfino pensare perchè non sei nata uomo tu non sei più tu ma un burqa, non sei più mente ma braccia, non sei più carne ma polvere.....Quell'Afghanistan dove vi fu un tempo in cui il volto e gli occhi di una ragazza potevano essere baciati dal sole mentre si recava all'università con i libri sottobraccio non è stato soltanto un sogno....Giungerà una nuova alba prima o poi...

    RispondiElimina
  2. Non ho ancora letto "Mille splendidi soli", ma ho intenzione di farlo al più presto, soprattutto dopo quello che hai scritto! ;)

    RispondiElimina
  3. non so come voi possiate leggere questi libri come fosse niente.io non riuscirei di certo a leggere capolavori di tale spessore e peso, ne verrei travolto e dubito che ne rimarrei indenne.
    quando leggo un libro faccio in modo che diventi parte di me, e io di lui; dopo libri come questi credo mi sentirei leggermente depresso, straziato, distrutto se vengono raccontate le storie da voi accennate, anche perché, non potendo fare nulla per migliorare ciò che accade nel mondo e viene descritto in questi libri mi sentirei davvero inutile, e dio solo sa quanto odio sentirmi inutile.

    RispondiElimina
  4. >DonMonta: Questo libro è davvero uno dei più strazianti che abbia mai letto, ma nonostante questo (o forse anche per questo) l'ho amato tantissimo. Non si può leggere un libro come questo e rimanerne, come hai detto tu, "indenni" perchè ti coinvolge nel profondo. Inoltre hai colto il segno: dopo averlo finito di leggere, ho passato anch'io una crisi di "inutilità" e per tutta una giornata mi sono sentita in colpa per tutto quello che non potevo fare; poi ho pensato che disperarsi non serve a niente, non migliora le cose e in più ti fa sentire male, quindi mi sono detta: "Vivrò con semplicità, nel rispetto, non approfitterò di nessuno. Aiuterò gli altri quanto e quando mi sarà possibile." Dopo mi sono sentita meglio e un po' meno inutile...

    RispondiElimina