martedì 6 luglio 2010

Uguali, ma soli.

Mi è sempre piaciuto ascoltare i racconti dei miei genitori riguardo alla loro gioventù: cosa facevano, come si vestivano, che musica ascoltavano alla mia età. Così ho capito che il modo di essere giovani è cambiato durante il corso della storia così come è cambiato il modo di vivere delle persone.
Penso che essere giovani nel 2010 sia facile, anche troppo. Credo tuttavia che non sia l’adolescenza in sé a essere cambiata in questi ultimi venti o trent’anni: è cambiato il modo in cui viene vista, considerata, vissuta, dai ragazzi.
Pensare, riflettere sulla realtà che ci circonda, è sempre stato difficile per tutti, tanto più per noi adolescenti. Da qualche tempo a questa parte, però, si è sempre più consolidata fra i giovani l’idea di dover godersi la vita il più possibile: perché preoccuparsi di ciò che accade nel mondo? Ci sono i “grandi” per quello. Noi dobbiamo divertirci, finché possiamo.
Ma perché oggi i ragazzi (io mi escludo) non pensano più al loro futuro, non hanno stimoli ed entusiasmi?
I giovani non cercano più risposte alla vita e non si fanno domande esistenziali perché non ne hanno il tempo. Ci pensa la televisione, onnipresente, a tenerli occupati. La televisione dice loro cosa devono fare, cosa devono pensare, amare o disprezzare. E quando non c’è la televisione, ci sono i videogame o l’i-pod.
Questa tecnologia per ragazzi causa innanzitutto la progressiva perdita d’individualità. Per esperienza personale mi sono accorta e continuo a vedere ogni giorno che i giovani sono costantemente spinti, dai media (e di conseguenza dalla società), all’omologazione, così la loro più grande aspirazione è avere vestiti firmati e cellulari di ultimo modello.
Inoltre, mi capita spesso di vedere gruppi di ragazzi che si ritrovano in un luogo comune come l’ingresso di una scuola, il treno o l’autobus, e nove su dieci di loro parlano con gli altri con una cuffia di i-pod in un orecchio. Questo dimostra un bisogno, quasi patologico, di rumore che sovrasti i pensieri, le preoccupazioni di ogni genere.
Parallelamente, ascoltare la musica da un i-pod porta gradualmente all’isolamento. Una scena molto triste a cui assisto quotidianamente: un gruppo di studenti o studentesse pendolari in treno, amici o amiche di vecchia data, seduti vicini, ma in silenzio. Ma non in silenzio per rispettare gli altri viaggiatori. Tutti stanno in silenzio perché hanno le cuffie dell’i-pod nelle orecchie. Tutti vicini, tutti uguali, ma soli.
Questa realtà ha causato un sempre maggior disinteresse dei giovani ai perché dell’esistenza, ai problemi del mondo, ma anche ai problemi interiori, che vengono ignorati perché ci pensa qualcun altro a risolverli per loro. Gli adolescenti (per fortuna si salva qualcuno) sono ormai chiusi in un mondo costruito appositamente per loro, in cui tutto è facile e apparentemente divertente.

3 commenti:

  1. Credo che i giovani (inconsciamente forse) si rendano conto di non avere il futuro che noi adulti abbiamo loro rubato uccidendo la Terra.

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  2. l'hai detto, per fortuna qualcuno si salva, e sono certo che quel qualcuno riguarda più persone di quanto si possa credere, perché riflettere e interrogarsi sui "perché dell'esistenza", come dici tu, in fin dei conti è intrinseco nella natura di un qualsiasi essere umano, soprattutto se è nell'adolescenza.è per questo che penso che in realtà, molte persone si salvano.
    e, lucio, se ciò che ilenia ha esposto è vero( nonostante non lo pensi), dubito che a molti di noi gli interessi del mondo e del suo futuro, prima viene il vestito.

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  3. >DonMonta: Spero proprio che sia come dici tu, forse mi sembra che gli adolescenti non riflettano perchè ho avuto davanti agli occhi solo molti esempi negativi e pochi positivi.

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